L’opposizione sogna il ribaltone e gufa contro la Meloni
La sinistra si ricompatta. Tutti insieme appassionatamente, d’amore e d’accordo, alla ‘volemose bene’?
Maddechè!
La sinistra da sempre divisa, litigiosa e contrapposta, madre di tutte le scissioni possibili e impossibili, si ricompatta non certo perchè ha trovato, come sarebbe auspicabile, un progetto politico alternativo da contrapporre a quello dell’attuale governo, ma solo perchè sente l’odore di altre elezioni e sa fare di conto: PD+5Stelle+AlleanzaVerdieSinistra+ItaliaViva+Azione è uguale ad una sommatoria numericamente maggiore di quella di Fratelli d’Italia+Forza Italia+Lega!
I numeri parlano chiaro:
se la sinistra vuole sconfiggere il centrodestra deve unirsi racimolando tutti, ma proprio tutti, fino a raschiare il fondo del barile!
Quindi ad unire la sinistra non è un’ideale, non è un progetto, non è una visione di paese, ma una pura e semplice somma aritmetica, imposta dall’irrefrenabile voglia di potere che accomuna tutte le sue molteplici anime.
La sinistra non ha la pazienza di attendere il naturale compimento dei cinque anni di legislatura del governo Meloni, ma vuole andare subito al potere.
E per ottenerlo, senza aspettare, confida in primis nelle elezioni amministrative del prossimo autunno, quando si voterà per eleggere i governatori di Emilia Romagna, Liguria e Umbria, una partita che la sinistra sente di aver già vinto ancora prima di scendere in campo: una vittoria che pensa di spacciare come un voto di sfiducia al governo nazionale, per aprire così la crisi e andare ad elezioni politiche anticipate o, ancora meglio, ricevere direttamente l’incarico dal Quirinale di formare un nuovo esecutivo.
All’uopo tutti quanti i leader di sinistra si sono messi a ‘gufare’ contro l’attuale maggioranza di centrodestra e a seminare zizzania tra Meloni, Tajani e Salvini.
E poi, male che vada alle amministrative, c’è sempre l’acceleratore dello spread, quello che se i mercati decidono di spingerlo fino in fondo il giorno dopo ti butta fuori da Palazzo Chigi!
E poi c’è la manovra finanziaria di fine anno che non può essere bollinata in deficit e in cassa il governo non ha il becco di un quattrino!
E poi ancora c’è il referendum sul premierato e sull’autonomia differenziata, un referendum che la sinistra si accinge a trasformare nel referendum contro la persona di Giorgia Meloni, Renzi docet.
E se dovesse arrivare anche qualche altro avviso di garanzia ai destri, i sinistri non disdegnerebbero, tutt’altro!
Insomma, la sinistra riunita più che da un progetto di vita per il paese e per gli italiani, dalla fame di potere, spera che il governo Meloni cada nell’immediato senza aspettare la naturale fine della legislatura.
La domanda, per una sinistra che da qualche anno va al governo senza mai aver vinto le elezioni, è la seguente: una volta caduto l’attuale governo, Schlein e compagni se la sentirebbero di andare a nuove elezioni oppure pretenderebbero da Mattarella l’incarico di formare un nuovo governo?
C’è chi dalle parti del Nazareno lo chiama campo largo e chi invece lo ribattezza molto più crudamente la grande ammucchiata e l’armata Brancaleone.
I più maliziosi, non hanno dubbi: è un’accozzaglia che mette insieme il diavolo e l’acqua santa pur di riprendersi il potere!