Oltre 200mila in piazza a Milano per l'appello di People, prima le persone
L'associazionismo alla base dell'appello che invitava ad "una grande iniziativa pubblica per dire che vogliamo un mondo che metta al centro le persone". Un appello che è stato raccolto ed ha dato vita ad una manifestazione nazionale che si è svolta questo sabato, portando in piazza nel centro di Milano, secondo gli organizzatori, ben oltre 200mila persone.
Le associazioni riunite nella sigla #People2March hanno presentato l'iniziativa in questi termini:
"La politica della paura e la cultura della discriminazione viene sistematicamente perseguita per alimentare l’odio e creare cittadini e cittadine di serie A e di serie B. Per noi, invece, il nemico è la diseguaglianza, lo sfruttamento, la condizione di precarietà.
Inclusione, pari opportunità e una democrazia reale per un Paese senza discriminazioni, senza muri, senza barriere. La buona politica deve essere fondata sull’affermazione dei diritti umani, sociali e civili".
E l'alto numero di partecipanti, non certo scontato visto che l'iniziativa non era al centro del dibattito politico e dell'attenzione dei media, è stato interpretato dagli organizzatori come "una ennesima riprova della presa di distanza da parte della società civile dal razzismo istituzionale, dai porti chiusi e dal decreto sicurezza".
Impressionante il numero delle adesioni e altrettanto impressionante quello dei partecipanti, anche del mondo politico, non certo quello vicino alle forze politiche dell'attuale Governo. Oltre al sindaco di Milano Sala ed al suo predecessore Pisapia, al corteo hanno partecipato anche Zingaretti e Martina, Laura Boldrini e il neo segretario Cgil Landini.
Questa è la spiegazione del perché le persone in rappresentanza dell'Italia migliore - quella non razzista e xenofoba - questo 2 marzo sono scese in piazza:
"Perché crediamo che la buona politica debba essere fondata sull'affermazione dei diritti umani, sociali e civili.
Perché pensiamo che le differenze – legate al genere, all'etnia, alla condizione sociale, alla religione, all'orientamento sessuale, alla nazione di provenienza e persino alla salute – non debbano mai diventare un'occasione per creare nuove persone da segregare, nemici da perseguire e ghettizzare o individui da emarginare.
Noi siamo per i diritti e per l’inclusione.
Noi siamo antirazzisti, antifascisti e convinti che la diversità sia un valore e una ricchezza culturale.
E nel ribadire Prima le Persone diciamo che servono, in Italia e in Europa, politiche sociali nuove ed efficaci, per il lavoro, per la casa, per i diritti delle donne, per la scuola e a tutela delle persone con disabilità.
Noi ci battiamo per il riscatto dei più deboli e per scelte radicalmente diverse da quelle compiute sino a oggi in materia di immigrazione, politiche di inclusione, lotta alle diseguaglianze e alla povertà.
Noi vogliamo mobilitarci insieme per un’Italia e un'Europa più giuste e aperte.
Un'Europa nella quale venga sconfitta la spinta del neonazionalismo che porta nuove barriere, che fomenta la violenza, che fa del migrante un capro espiatorio.
Noi siamo per un’Europa che voglia scommettere con convinzione su una rivoluzione delle politiche economiche, sociali e del lavoro a tutela di tutte le persone.
Perché ciascuno di noi è prima di tutto persona.
Noi vogliamo un Paese del quale tornare a essere orgogliosi, senza dimenticare mai le grandi sfide di chi l’aveva immaginato diverso da come è oggi."