Quando questo sconosciuto fu scelto dal M5S come leader del governo pensai che quello era il primo segnale di un cambiamento che andava a colpire il sistema consolidato dei partiti. L’incognita era il personaggio in sé che si affacciava sulla scena politica di un paese allo sfascio, rimasi perplessa dall’espressione “presuntuosa” che mostravano le foto infatti da buoni cannonieri, i pennivendoli spararono a zero sul suo curriculum vitae, in effetti aveva un po' enfatizzato alcune esperienze ma sostanzialmente non aveva mentito.
Un aspetto che mi ha disturbato sin dll'inizio era l’atteggiamento tenuto da Di Maio nei suoi confronti: sembrava il suo fantoccio e questo era un gravissimo errore da parte di un giovane che, mosso dall’entusiasmo e da inesperienza non si rendeva conto della sua inadeguatezza. Oggi vi è il “mito” della laurea e dei masters, chi non li possiede non ha voce in capitolo, sono convinta che il rinnovamento in tutti i campi risiede in menti dotate di immaginazione creativa che non dipende necessariamente da un titolo universitario (non ci dimentichiamo che questa classe dirigente è in gran parte figlia dei “pezzi di carte”, del “18 politico” e delle tessere di partito).
La vera cultura non è fatta solo di nozionismo e proprietà di linguaggio, ma qualità e doti naturali che sono il patrimonio che ciascuno deve spendere per sostenere delle buone cause collettive. Mai la scena politica di questo strano paese è stata così movimentata! L’inizio fu catastrofico, il presidente della Repubblica bocciò il primo governo, ricordo l’umiliazione subita da Conte per quel rifiuto, non era mai successo prima: erano state benedette tutte le possibili ammucchiate ma l’entrata sulla scena politica di una presenza nuova faceva paura, non dava “garanzie”. Il movimento rappresentava una forza antagonista che si opponeva sia alla destra che alla sinistra non ideologicamente ma per motivi morali perché il vero problema di questo paese è la corruzione ed è per questo che la UE ci lascia al margine.
Sono passati due anni, abbiamo assistito alla caduta di un primo governo, la nascita dell’attuale maggioranza, la disgregazione della base elettorale del M5S perché alimentata dal voto di protesta degli elettori di sinistra delusi che comunque stanno rientrando nei ranghi. Il M5S è ormai vittima di conflittualità non solo esterne ma soprattutto interne, era prevedibile perché molti giovani, figli dei “vecchi”, si sono infiltrati per i propri interessi. Per mantenere in vita una coalizione molti sono i compromessi e chi ne fa le spese è proprio il movimento che cerca di realizzare un programma di rinnovamento che non conviene al sistema e che alla fine cozza contro anche alla mentalità servile e clientelare dei cittadini. Il personaggio che viene sistematicamente attaccato è il premier, unico elemento stabile che coerentemente a quanto affermò all’inizio del suo mandato di voler essere l’avvocato degli italiani, continua a lavorare con abnegazione mediando tra le parti senza perdere di vista gli obiettivi primari: prima Salvini e adesso Renzi hanno sparato a zero su di lui senza pietà.
Ecco cosa non hanno capito gli italiani di Conte, ce lo dice Politico.eu uno dei più seri giornali che si occupano di politica europea. Ogni fine anno questa testata fa una classifica dei leaders europei dividendoli in tre categorie: i doers - coloro che influenzeranno la politica dell’UE del 2021; i dreamers – coloro che incarnano un’idea e ne fanno oggetto di dibattito; i disrupters – coloro che rompono gli schemi e ignorano le strutture di potere ufficiali.
Le parole di Sarah Wheaton senior policy reporter e coordinatrice del lavoro sulle classifiche pongono in primo piano l’operato del premier italiano: “E’ evidente la trasformazione che ha avuto, mostrandosi più capace di gestire il potere di quanto chiunque si potesse immaginare”. La Wheaton sottolinea un particolare veramente significativo che dovrebbe farci riflettere tutti, parlando dell’utilizzo del Recovery Fund afferma:” Doveva essere un burattino e invece sta diventando un vero leader. Vedremo se riuscirà ad esserlo nel lungo termine: la sua gestione del Recovery Fund avrà conseguenze per l’intera Europa. Continua sottolineando le difficoltà interne ed esterne che deve affrontare quotidianamente e aggiunge: “Ma poi avrà addosso gli occhi delle capitali europee: l’Italia non ha una grande reputazione quando si tratta di gestire degli aiuti UE. Gli altri paesi hanno fatto un enorme sforzo di fiducia, se vedessero che i soldi non sono spesi in modo adeguato potrebbero nascere dubbi sulla stessa Unione.” È la volta buona che ci cacciano a calci, altro che discutere un’uscita dall’euro!
Oltre alla capacità di aver ottenuto denaro a fondo perduto nonostante il veto di Ungheria e Polonia (ormai superato grazie ai buoni uffici tedeschi), continua: “Non si tratta di un premio o una lista di buoni, ma di chi pensiamo possa avere un ruolo significativo nel 2021”.
Al di là del giudizio espresso da una giornalista straniera di una testata europea molto considerata rimane un uomo solo che combatte la “buona battaglia” per tentare di colmare i gravi squilibri presenti nel nostro paese, restituire un po' di dignità alle istituzioni che ormai hanno perduto il senso della realtà e si sono distaccate dalla base del paese. Se abbiamo ottenuto un’ultima possibilità lo dobbiamo a questo sconosciuto che con duro impegno e coraggio ha affrontato situazioni straordinarie e gravi limitando i danni. Personalmente sentire le considerazioni giullaresche di Renzi sul premier comincia ad infastidirmi e mi porta ad una considerazione: e se al posto di Conte ci fossero stati Salvini o Renzi come se la sarebbe passata la parte debole dei cittadini?
La Wheaton ha sottolineato l’effetto che ha avuto il potere sul nostro premier: non gli ha fatto perdere di vista gli obiettivi che si era proposto insieme al M5S, quello di tentare di risollevare un paese ai margini per una mentalità incivile ed egoista; un paese che non ha mai dato risposte a chi faceva legittime domande; un paese sfigurato dalla corruzione e da pericolose collusioni. Non è l’uomo dei miracoli ma una persona seria ed onesta che sta lavorando duramente per un ideale. È riuscito ad imporre un nuovo stile di intendere ed agire i rapporti tra i paesi dell’UE ma spetta a noi cittadini fare la nostra parte. È nella scelta di una nuova classe politica che deve partire il nostro riscatto civile, economico e culturale.
Considerate la Germania, era uscita sconfitta e divisa dal secondo conflitto mondiale, grazie al duro lavoro e ad una classe dirigente politica in gamba è riuscita a sollevarsi al rango dei vincitori. Invece nel nostro paese vi è un degrado morale e una totale perdita del senso dello stato, le istituzioni sono così profondamente inquinate da rappresentare un problema in più per i cittadini onesti. Dobbiamo ripartire da zero: sarebbe il caso che gli italiani non considerassero l’aperitivo una necessità primaria per sentirsi normali.