A trent’anni dalla tragica morte dei giudici Falcone e Borsellino, a poco più di tre mesi di distanza l’una dall’altra, iniziava la pericolosa e progressiva mutazione del fenomeno mafioso che avrebbe prodotto una profonda contaminazione del tessuto socio-economico e politico a livello nazionale, una evoluzione che è stata curata e sorretta da parti apicali delle istituzioni. Se la mafia non avesse avuto appoggi scellerati da parte di alcuni vertici dello Stato sarebbe scomparsa da tempo invece è diventata il “termometro” con il quale misurare lo stato di avanzamento della gravissima patologia che sta portando l’Italia al decesso.

A seguito di quei due orrendi omicidi si concludeva una stagione di stragi, il fatto che non vi fossero più attentati e guerre tra famiglie dei vari mandamenti doveva preoccuparci tutti, la pax mafiosa che è scattata dall’entrata in politica di Berlusconi doveva allarmarci e non farci tirare un sospiro di sollievo: lo Stato non aveva combattuto e vinto la mafia come andava blaterando, all’insaputa di tutti degli indegni uomini delle istituzioni erano scesi a patti svendendo la dignità di un intero Paese per salvare la pelle a chi sedeva nei Palazzi del potere politico e non erano stati ai patti, in particolare offendendo quella parte sana dei cittadini che ancora si mantiene fedele a quei pochi principi  che gli sono rimasti e che non possono neanche più difendere senza andare a finire male. Ormai chi non si vuole piegare a queste logiche e combatte con le armi spuntate del diritto viene cancellato civilmente e relegato nell’isola dei “giocattoli difettosi”, con una pressante campagna diffamatoria viene trasformato in malato di mente, tacciato di stregoneria e condannato al “rogo” della morte civile, alla rovina finanziaria e patrimoniale, all’isolamento, all’odio e al disprezzo della comunità in cui vive e lavora con tanto di “lettera scarlatta” apposta dal pio parroco di paese che chiede favori agli intrallazzatori locali per sistemare i suoi prediletti “figli di Maria” in cambio di voti.  A chi disgraziatamente fa la “cosa giusta” non gli sono riconosciuti neanche i diritti naturali figuriamoci quelli costituzionali. Il “sistema mafioso e criminale” si è ormai diffuso su tutto il territorio nazionale e sradicarlo lo reputo improbabile.

E’ un falso storico considerare i mafiosi dei poveri ignoranti, brutti sporchi e cattivi, i veri capi mafiosi erano e sono benestanti e acculturati appartenenti ai livelli dell’alta borghesia economica siciliana, frequentatori dei salotti bene, imprenditori, proprietari terrieri, nobili e notabili di livello, sprezzanti nei confronti della povera gente ignorante che hanno sempre sfruttato e usato a loro piacimento e continuano a farlo, tra questi vengono scelti alcuni come manovalanza per sbrigare per loro conto i “lavori sporchi” i così detti “soldati” e, in caso di condanne penali con anni di carcere, gli forniscono assistenza legale e sostengono finanziariamente le loro famiglie in cambio di un silenzio tombale.

Considerare mafioso solo colui che ha “giurato sul santino” è riduttivo, la mafia è vincente perché ha convertito alla sua mentalità l’intero Paese. Pratiche mafiose sono adottate ovunque in particola modo nei vari comparti della Pubblica Amministrazione, negli ospedali, nell’economie locali e nazionali: in tutto ciò che permette facili arricchimenti e raccattare voti.

Parliamo della pratica mafiosa più diffusa sul tutto il territorio nazionale quella di chiedere e ottenere un posto di lavoro in dispregio delle regole di selezione. Vediamo questa pratica mafiosa cosa comporta sia per chi ottiene la “sistemazione a vita” nella PA sia per i cittadini onesti. Il “beneficato” ha svenduto la sua anima al diavolo perché dovrà obbedienza ed eterna fedeltà al boss politico locale che lo ha favorito fornendogli il suo voto e di tutto il nucleo familiare e dovrà coprire ogni reato che verrà commesso dal gruppo politico-mafioso di appartenenza nell’ambito dell’ufficio di sua competenza; dovrà diffamare i “nemici del partito”, testimoniare il falso in Tribunale, rilasciare false informazioni nelle indagini, far sparire e/o falsificare documenti sensibili, manipolare procedure, favorire gli “amici” che non hanno diritto a danno di coloro che lo hanno, ignorare abusi e chi più ne ha più ne metta. Questa è la gestione “parallela” dell’amministrazione pubblica con la quale i cittadini sono costretti a convivere.

Con un pessimo acquisto per la collettività il gruppo politico-mafioso truccato da partito si garantisce l’impunità per una gestione criminale della Cosa Pubblica. Il danno derivante all’80% della collettività da questo andazzo sul piano sociale, economico, finanziario, culturale, sanitario, costituzionale è incalcolabile e purtroppo irreversibile.

E’ per questo che in Italia non si riesce a realizzare una vera democrazia. Questa è la triste eredità di una società educata ad essere serva e non libera pensatrice, il popolo italiano non ha sviluppato una coscienza civile perché gli è stata impostala di fatto la continuità del modello feudale del servo della gleba.

Queste elezioni sono state pesantemente condizionate dalla “madre di tutte le tangenti”: il PNRR. Sarà sempre il PNRR a gestire le prossime elezioni amministrative e ancor più le politiche del 2023.  

Il premier Conte è stato sostituito da un burocrate che doveva gestire i fondi europei con l’antico criterio delle “spartizioni” allo scopo di tutelare e perpetuare gli interessi della casta economica che sopravvive nutrendosi delle risorse pubbliche, garantendosi l’impunità per il colossale danno che produce sistematicamente alla collettività evadendo il fisco, legalizzando lo sfruttamento dei lavoratori – soprattutto giovani e clandestini -, abolendo progressivamente lo stato sociale e ogni valido provvedimento posto in essere per proteggere le fasce più deboli della popolazione e, utilizzando i media, manipolano l’opinione pubblica  inculcando la convinzione che queste vittime della rapace e criminale politica liberista siano un peso per la società da eliminare per garantire un futuro ai giovani, creando così le premesse per l’eliminazione del debole e per una guerra tra poveri.

Di fatto in Italia non vi è mai stata libertà di voto, i cittadini sono costretti a votare i candidati imposti dalle cricche politico-mafiose e il crescente assenteismo non fa altro che aggravare le condizioni del Paese rendendo ancora più facile al “sistema” di sopravvivere impunemente e imporre le sue regole a milioni di cittadini.

La grave colpa dell’ala assenteista è l’incapacità di organizzarsi ed essere propositiva. Il rifiutarsi di andare a votare non è sufficiente, è solo una risposta passiva che lascia sopravvivere nel lusso questa anomalia che sta succhiando la linfa vitale di un Paese trascinandolo alla decadenza.

Grillo in tutti gli anni che hanno preceduto l’affermazione elettorale del Movimento non si è curato di selezionare e preparare una nuova classe dirigente, le elezioni del 2018 hanno permesso a molti “infiltrati” di entrare in Parlamento, è stata la presenza e la guida dell’ex premier Conte a scongiurare l'immediata disintegrazione del Movimento e allo stesso tempo ha rappresentato e tutt'ora rappresenta l’unico elemento valido in un contesto superficiale e arrangiato.

La forza di un movimento sta in una base organizzata, determinata, consapevole delle problematiche del Paese e che cimentandosi ogni giorno con la dura realtà, rifiutando i ricatti di un sistema ormai obsoleto e pericoloso per gli interessi generali dei cittadini, si impegni personalmente a sviluppare in sé e nella comunità in cui vive una coscienza civile e svincolandosi dalle regole ingiustamente  imposte si riappropri e difenda i propri diritti di vivere in dignità e libertà la propria storia personale creando le occasioni per delegitimare, isolare ed espellere gli elementi che “infettano” la vita pubblica del Paese e ne impediscono il corretto sviluppo democratico.

Nel comune di Palermo sembra che sia l’amministrazione Orlando che i manifesti del collettivo Offline non hanno insegnato nulla o smosso le coscienze dei palermitani, tantomeno l’inaugurazione della Scuola di Politica del Movimento 5S con una conferenza tenuta dall’ex Procuratore di Palermo e collaboratore di Falcone e Borsellino Roberto Scarpinato che ha dipinto un quadro realistico della situazione sembra non abbia prodotto un qualche cambiamento di atteggiamento mentale né fornito uno spunto di reale riflessione. In Italia vi è una ipocrisia consolidata: si dice una cosa, se ne pensa un'altra, se ne fa un'altra ancora: questa è pura schizzofrenia morale.

A mio avviso non ha vinto la mafia ma coloro che sono portatori degli interessi mafiosi invece ha vinto il sistema predatorio che ha posto una pesante ipoteca sulla destinazione dei fondi europei sottraendoli a tutti i cittadini che ne sono i proprietari di diritto e se ne dovranno assumere l’onere della restituzione: le risorse saranno ingoiate dalle fameliche fauci dell’imprenditoria parassita e i cittadini italiani sprofonderanno sempre più nell’abisso del debito pubblico con il conseguente aumento del livello di povertà.

E’ evidente che gli interessi di Grillo e di molti rappresentanti del M5S non coincidono con gli interessi non solo di una buona parte degli iscritti ma dei cittadini italiani. Le riforme più valide e di alto profilo democratico realizzate dai due governi Conte sono state sistematicamente svuotate dall’attuale esecutivo la cui guida è stata affidata ad un individuo che non rappresenta gli interessi generali del Paese ma quelli di un sistema economico obsoleto, antidemocratico e parassita che sopravvive a spese della dignità e della vita di milioni di cittadini e produrrà un notevole aumento di “quelli che non contano” (nuovi poveri).

Personalmente spero che l’ex premier Conte si avvicini alla base del Paese, che riesca ad organizzarla e dalla quale recepire non solo le reali problematiche del Paese ma anche proposte e progettualità che rappresentano quella risposta alternativa concreta al sistema, una risposta così potente da diventare un “muro di gomma” dove egoismo, miopia, ingiustizie, violenza, mediocrità, dogmi e superstizioni possano infrangersi definitivamente per liberare le capacità creative dei giovani sorrette dall’esperienza e saggezza degli adulti e degli anziani. Un’immensa forza risiede in una base consapevole, responsabile, dotata di una coscienza civile e determinata a cambiare le attuali regole del gioco: questa è la “missione” dell’ex premier Conte. Il sistema partitocratico rappresenta un passato da cancellare con il quale è inutile e anche impossibile trattare per mancanza di una sostanziale unità d’intenti.  Bisogna restituire alla politica il suo ruolo e la sua dignità.


Crediti immagini: fotogramma da Mafioso di Alberto Lattuada