Il risultato delle Europee non cambierà di una virgola la composizione del Parlamento europeo. I (post) fascisti trovano conferme in Italia e sfondano in Francia dove Macron ha sciolto l'Assemblea Nazionale e annunciato nuove politiche, ma in Olanda e Ungheria frenano, così come in Polonia. Anche i nazisti di AfD in Germania vanno bene tanto da diventare il secondo partito, ma restando al 15%! Meglio il Fpoe in Austria che è il primo partito, però con il 25%.
Eppure, almeno in Italia, ci hanno fatto credere e ci vogliono far credere che le destre (fascisti e nazisti) abbiano letteralmente sfondato e che l'Europa sia ormai nelle loro mani.
I risultati del voto che si è concluso domenica dicono tutt'altro. La maggioranza al Parlamento europeo si raggiunge con 361 seggi (il totale dei seggi è 720).
In base alle ultime proiezioni, il PPE con 185 seggi, l'Alleanza progressista di Socialisti e Democratici con 137 e i liberali di Renew Europe con 79 raggiungono 401 seggi, più che sufficienti per una maggioranza, senza bisogno di Verdi (52), Sinistra (36), Non Iscritti (46) e Neoeletti senza appartenenza a un gruppo politico (54).
E allora? Nulla cambierà, almeno nella composizione del Parlamento europeo, rispetto a quanto abbiamo visto finora... al di là che questo possa essere o meno un bene o un male. Di certo, la presenza di (post) fascisti e addirittura neonazisti nel Consiglio europeo non è un buon viatico per le scelte che dovrà fare l'Europa... ma la loro presenza nelle istituzioni di Bruxelles riguarda il voto alle politiche espresso in ogni nazione.
Per bilanciar meglio i rapporti di forza tra Parlamento e Consiglio Ue, dando un senso alle scelte di entrambi, sarebbe opportuno che le decisioni del Consiglio venissero prese sempre e comunque a maggioranza. Ma non sembra che tale possibilità possa concretizzarsi a breve.
Se saranno mantenute le attuali regole, gli estremisti (soprattutto di destra) potranno continuare a far danni, che si andranno ad aggiungere a quelli delle varie lobby che operano anch'esse secondo regole che andrebbero riviste, in modo da limitarne invasività e influenza.
C'è da dire, infine, che comunque un vero vincitore a queste elezioni c'è stato ed è rappresentato dall'astensionismo che in Italia è stato superiore al 50%, a testimonianza del fatto che la distanza tra cittadini e rappresentanti delle istituzioni si è ulteriormente allargata e aggravata.
In un modo normale, i partiti, con il oro rappresentanti sul territorio, avrebbero fatto da intermediari con i cittadini per spiegar loro l'importanza del voto e convincerli a votare. Oggi i partiti sono solo delle scatole vuote, delle strutture burocratiche e propagandistiche a supporto del cosiddetto leader che viene venduto come "aggiusta tutto", unico artefice e datore di benefici che il popolo riceverà in base al consenso offerto.
Però, se al popolo si continua a dire "vota me che ci penso io", pian pianino il popolo inizia a stufarsi e a non andar più a votare, perché i risultati dei vari taumaturghi non sono certo stati esaltanti.
Quando i politici inizieranno a capirlo, modificando la legge elettorale per le politiche in modo da ridare forza e credibilità alla rappresentanza dei candidati nei collegi, allora anche la partecipazione al voto inizierà nuovamente a crescere, così come la credibilità della politica.