Per il premier Conte era una questione di dignità personale e così, per sua fortuna, non ha lasciato correre sulla convocazione delle parti sociali al Viminale da parte di Salvini per parlare di flat tax e sviluppo, etichettandola come "scorrettezza istituzionale".
Lo ha detto parlando ad un gruppo di giornalisti presenti davanti a Palazzo Chigi:
"Se oggi qualcuno pensa che non solo si raccolgono istanze da parte delle parti sociali ma anticipa dettagli di quella che ritiene che debba essere la manovra economica, si entra sul terreno della scorrettezza istituzionale".
Conte non ha neppure fatto finta di non notare la presenza di Siri; "Se si tratta di un vertice di partito, la presenza di Siri va bene. Se è un vertice di governo, la presenza di Siri non va bene".
Ad una domanda relativa alla vicenda Metropol, Conte ha poi ribadito la necessità di chiarezza che il suo Governo deve ai cittadini, ritenendo pertanto plausibile al riguardo, se non addirittura necessario, un intervento in Parlamento dello stesso Salvini.
Neppure a Di Maio è andata giù la "recita" di Salvini al Viminale, anche se ha diluito le critiche, prendendosela un po' con tutti, e per nulla con la Lega, per il fatto che il capo politico dei 5 Stelle vive oramai da settimane nel terrore che Salvini possa, da un momento all'altro, decidere di far cadere il governo:
"Sulla Flat Tax non solo è sì, ma facciamola anche prima di settembre se il piano della Lega è già pronto. Basta che aiuti le famiglie normali e non si facciano scherzetti agli italiani. Per anni abbiamo avuto governi che davano 1 e toglievano 10. Il gioco delle tre carte no, ma sono fiducioso.
Dopodiché, per quanto riguarda la partecipazione dei sindacati al tavolo con Siri affar loro. Se vogliono trattare con un indagato per corruzione messo fuori dal governo, invece che con il governo stesso, lo prendiamo come un dato. E ci comportiamo di conseguenza.
Ora ho capito perché alcuni sindacati attaccano la nostra proposta sul salario minimo (per tutti stipendi di almeno 9 euro lordi l’ora), quando abbiamo milioni di lavoratori sfruttati e sottopagati.
Parlino pure con Siri, parlino pure con chi gli vuole proteggere le pensioni d’oro e i privilegi.
Hanno fatto una scelta di campo, la facciamo pure noi!
Per quanto mi riguarda, basta recite, pensiamo a governare!"
Evidentemente, al contrario di Conte, per Di Maio quell'incontro non era una questione di dignità personale.