Il viaggio in Oriente di Donald Trump ha finito per somigliare, anche se in scala ridotta, a quello di Renzi negli Usa prima del voto siciliano: allontanarsi dal paese per non essere coinvolto nella rappresentazione di una sconfitta. Se questo per Trump è probabile, per Renzi è certo, confermato dalle sue stesse dichiarazioni.

Renzi in Sicilia, prima del voto, ha soggiornato per meno di un'ora. Una visita che è difficile pure definire lampo. Successivamente, Renzi ha detto in televisione, nella trasmissione di GiovanniFloris, che lui alle elezioni che ha organizzato e partecipato direttamente ha sempre preso il 40% dei voti.

Che Trump abbia seguito la stessa strategia andando in Oriente per una visita di Stato a cavallo dell'anniversario della sua elezione è impossibile affermarlo, ma non impossibile crederlo. All'inizio di questa settimana negli Usa si è votato per il rinnovo dei governatori negli Stati della Virginia e del New Jersey e per la carica di sindaco a New York dove il democratico De Blasio è stato riconfermato. I democratici hanno stravinto in Virginia e New Jersey, così come negli altri appuntamenti elettorali di minore importanza che hanno avuto luogo in tutto il paese.

Per i repubblicani, secondo i commentatori americani, ma anche secondo molti importanti membri del partito, la vittoria dei democratici non è stata una vittoria sui contenuti, ma una campagna referendaria su Trump. Campagna che il presidente Usa ha stra-perso comunque, nonostante non ci abbia voluto mettere la faccia.

Ovviamente, quello che maggiormente preoccupa i dirigenti del partito repubblicano è il fatto che il prossimo anno ci sia il ben più importante appuntamento per le elezioni di metà mandato con il rinnovo del Congresso, delle assemblee elettive dei singoli Stati e di più della metà dei governatori.

Se Trump continuerà ad essere percepito come un'anomalia dall'elettorato Usa, cui si è aggiunta una parte anche della sua base elettorale, questo non potrà non avere un effetto negativo sul voto dei candidati repubblicani, ammesso che questi continuino ad accettare passivamente le stravaganze politiche di Trump.

Il prossimo appuntamento politico per Trump, sul versante interno, dopo aver fallito quello sulla riforma sanitaria, riguarda la riforma del sistema fiscale con una diversa ripartizione delle aliquote che "dovrebbe" agevolare soprattutto le aziende multinazionali ed i contribuenti americani appartenenti a fasce di reddito più alte. Ma anche in questo caso, i senatori che dovrebbero supportare la riforma non sono compatti nel loro giudizio e la loro maggioranza al Senato è esigua.