L'Ucraina, uno dei principali produttori agricoli del mondo, sta affrontando una crisi senza precedenti a causa dei continui divieti che ostacolano le esportazioni dei suoi cereali a seguito dell'invasione russa iniziata a fine febbraio dello scorso anno.

Nel 2022, per oltre quattro mesi, le navi militari russe hanno bloccato i porti ucraini nel Mar Nero. Questo blocco ha avuto gravi conseguenze economiche in tutto il mondo, soprattutto per i Paesi più poveri, in buona parte ridotte grazie al successivo accordo siglato tra Russia e Ucraina con il supporto della Turchia.

Nel luglio 2023, la Russia ha annunciato la sua decisione di sospendere tale accordo che precedeva il passaggio sicuro delle navi che nel Mar Nero trasportavano il grano caricato nei porti ucraini. L'accordo aveva permesso l'esportazione di molti milioni di tonnellate di cereali e altri prodotti alimentari attraverso un corridoio umanitario marittimo sicuro.

Ora, l'Ucraina si trova in una situazione difficile. Il grano contenuto nei suoi silos rischia di marcire e la comunità internazionale sta facendo una corsa contro il tempo per riprendere le esportazioni che, comunque, avevano trovato anche una via alternativa all'interno dell'Europa.

Il problema è che i cereali ucraini che transitavano all'interno dell'Europa sono finiti anche per essere venduti nei mercati di alcuni Paesi Ue e Polonia, Ungheria, Slovacchia, Romania e Bulgaria non l'hanno presa bene, a seguito delle proteste dei propri agricoltori che si sono ritrovati a dover affrontare la concorrenza di cereali  disponibili a prezzi molto più convenienti.

L'Ue è intervenuta vietando in quei Paesi la vendita interna di grano, mais, colza e semi di girasole prodotti in Ucraina, pur consentendone il transito. Il guaio è che tale provvedimento non ha dato dei risultati concreti. E tutto questo ha prodotto una nuova guerra, stavolta commerciale, tra l'Ucraina e i suoi alleati sul piano militare, Polonia in testa.

Nonostante le indicazioni della Commissione Ue, Polonia, Ungheria, Slovacchia, Romania e Bulgaria impongono limitazioni e divieti che ostacolano il transito dei cereali ucraini per impedirne in qualsiasi modo la commercializzazione all'interno dei loro confini. Kiev, per tale motivo, minaccia di adire le vie legali.

Szymon Szynkowski vel Sek, ministro polacco per gli Affari dell'Ue, in relazione a quanto sta accadendo ha dichiarato che il sostegno della Polonia all'Ucraina, militare e non, potrebbe essere rivisto a supporto degli interessi dei propri agricoltori:

"Le azioni dell'Ucraina non ci impressionano… ma fanno certamente un certo effetto sull'opinione pubblica polacca. Lo dimostrano i sondaggi, così come il livello di sostegno pubblico per ulteriori aiuti. E questo è dannoso per l'Ucraina stessa,", ha detto Szynkowski vel Sek."Vorremmo continuare a sostenere l'Ucraina, ma dobbiamo avere il sostegno del popolo polacco, perché ciò sia possibile. Pertanto, a meno che non ci sia il sostegno del popolo polacco, sarà difficile per noi continuare a sostenere l'Ucraina come abbiamo fatto finora", ha detto il ministro.

Non solo. Szynkowski vel Sek, infatti, si è espresso anche sul possibile futuro ingresso di Kiev nell'Ue:

"L'Ucraina, come paese con un settore agricolo altamente sviluppato, deve rendersi conto che si trova di fronte a una serie di condizioni specifiche per aderire all'Unione Europea. E non solo su questa questione. L'Ucraina dovrà adempiere a tutte le condizioni, e l'agricoltura ucraina potrà certamente avere accesso ai mercati europei, ma non in modo tale da minacciare gli agricoltori polacchi".

A rischio vi è anche il sostegno, assolutamente non secondario, che la Polonia ha offerto finora ai rifugiati ucraini a cui finora sono stati concessi residenza, permessi di lavoro, libero accesso alle scuole, assistenza medica... in scadenza a marzo 2024. Il sostegno è conseguenza anche della protezione temporanea che l'Ue ha concesso agli ucraini in tutti gli Stati dell'Unione e che, probabilmente, verrà esteso di un ulteriore anno, fino al 2025. 

Resta da vedere se la Polonia adesso continuerà ad offrire ai rifugiati le stesse garanzie e lo stesso supporto anche per tutto il 2024.

Che i rapporti tra le due nazioni non siano più così idilliaci come fino a qualche mese fa, lo dimostra anche l'irritazione di Piotr Müller che, parlando a nome del governo polacco, ha sottolineato un passaggio delle dichiarazioni di ieri del presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy all'Assemblea generale dell'ONU, secondo cui in Europa alcuni contribuirebbero a preparare il terreno a Mosca, riguardo alla situazione del grano.

"Spero che queste parole non si riferiscano alla Polonia. Non è stato menzionato il nome del nostro Paese, quindi non vorrei che dovessero essere interpretate in tal senso", ha detto Müller. "Fin dall'inizio, nel conflitto causato dalla Russia, ci siamo comportati in modo da preservare la sicurezza dell'Europa, dell'Ucraina e della Polonia. Credo che in situazioni come questa abbiamo bisogno di un altro tipo di dichiarazioni.Stiamo aiutando militarmente l'Ucraina a difendere se stessa, ma anche noi, dalla Russia. Ma quando si tratta di questioni economiche e agricole, dobbiamo proteggere gli interessi polacchi".

Il presidente Zelenskyy, intervenendo martedì all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, aveva detto di essere allarmato nel vedere "alcuni in Europa recitare solidarietà in un teatro politico" trasformando poi le forniture di grano in una sorta di thriller, aiutando "a preparare il terreno per un attore manovrato da Mosca".

A causa dell'embargo unilaterale da parte di tre stati dell'UE, l'Ucraina è pronta a introdurre il divieto di importazione di alcune merci da Polonia, Slovacchia e Ungheria.

E tutto questo "alla salute" della libertà, della fraternità, della legalità che dovrebbero supportare i democraticissimi governi europei, attujali e in divenire, nella loro lotta contro l'ennesimo impero del male, in questo momento rappresentato dalla Russia di Putin.