Questa sera il Governo ha comunicato che il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, i Vice Presidenti Matteo Salvini e Luigi Di Maio e il Ministro dell'Economia Giovanni Tria hanno tenuto a Palazzo Chigi un nuovo vertice che aveva per argomento la Nota di aggiornamento al Def.

Al termine, Conte, Salvini, Di Maio e Tria si sono presentati davanti ai giornalisti per commentare la "revisione alla revisione" della manovra annunciata lo scorso fine settimana.

La "revisione della revisione" della nota al Def è ciò che il Governo è stato costretto a fare dopo essersi reso conto di come i mercati avevano accolto il precedente annuncio dei contenuti della cosiddetta "manovra del popolo".

Così, dopo la riunione di oggi il rapporto deficit Pil resta confermato al 2,4% nel 2019, ma non più per i successivi due anni del triennio a cui si riferisce la legge di bilancio. Infatti, nel 2020 il rapporto deficit Pil scenderà al 2,1%, mentre si fermerà all'1,8% nel 2021.

Questi i nuovi numeri che ha dato Conte che ha anche indicato che il debito pubblico si attesterà al 130,9% del Pil nel 2019 per poi scendere progressivamente sotto il 130% nel 2019, fino a raggiungere il 126,5% nel 2021.



Il governo "decisamente euroscettico e xenofobo che, sulle questioni migratoria e budgetaria, tenta di sbarazzarsi dei suoi obblighi europei", come nel pomeriggio lo ha definito Moscovici in un forum all'Ocse, dopo essersi spinto oltre i limiti delle regole comuni stabilite dai patti dell'Unione europea, adesso sta tentando di ritornare sui propri passi.

Come definire questa marcia indietro? Sicuramente i protagonisti negheranno di essersi rimangiati quanto strombazzato solo qualche ora prima, affermando - e qualcuno che ci crede di questi tempi lo troveranno comunque - che i dettagli della manovra non erano ancora stati comunicati e che le tensioni sul BTP erano dovute solo alle strumentali dichiarazioni dei nemici del popolo, che stanno a Bruxelles e non solo. Come se il deficit debito/Pil al 2,4% per i tre anni della prossima legge di bilancio non fosse stato ciò a cui miravano Lega e 5 Stelle!

Quanto accaduto non è solo una figuraccia del Governo, ma è la palese dimostrazione che questi personaggi sono dei dilettanti allo sbaraglio che adesso si trovano messi all'angolo dalle loro stesse promesse, fatte però quando i populisti non dovevano avere a che fare con la realtà dei conti e delle regole, nei confronti delle quali chiedono agli altri una rigida osservanza, mentre sono piuttosto laschi quando a doverle osservare sono loro stessi.

Dopo che in giornata le voci di un ripensamento del governo sul rapporto deficit Pil sono state confermate, lo spread si è attestato di poco sopra ai 280 punti dopo esser salito in precedenza oltre quota 300.