Esteri

I punti deboli della sentenza della Corte Penale Internazionale sull’Ucraina

Il professore di Diritto penale Gianluca Ruggiero analizza la sentenza della Corte Penale Internazionale contro i vertici politici russi e ne evidenzia alcuni punti deboli. Vi sono alcuni profili di legittimità e di esecutività che fanno traballare l’intero impianto accusatorio e ammantano la sentenza di una valenza propagandistica a senso unico.

Fermo restando che un’inchiesta sui crimini di guerra è sempre utile e anzi necessaria, le sue modalità hanno contraddetto ciò finora è ritenuto opportuno, cioè in primo luogo la segretezza, che protegge vittime e testimoni. E invece la Corte ha deciso di rendere pubblico il mandato di arresto, ben sapendo che sarebbe stato usato a fini propagandistici. E in realtà non è stato pubblicare il mandato, ma l’annuncio di esso, con i reati e i ricercati, senza nemmeno specificare quali siano le prove portate dal pubblico ministero.

Parlando poi giurisdizione della stessa CPI, occorre osservare come essa sia limitata per quanto riguarda il crimine di aggressione o invasione, reato di “leadership” che possono commettere appunto solamente il leader politici e militari. Costoro È secondo il diritto internazionale godono dell’immunità personale rispetto all’azione penale di un altro Stato.

E infine l’Ucraina stessa è obbligata ai sensi di diritto internazionale a perseguire tutti i crimini che sono stati presumibilmente commessi sul suo territorio, dunque anche quelli commessi dai suoi soldati e dai mercenari stranieri che operano al servizio di Kiev. Se invece le autorità ucraina si occupano solo di indagare sugli eventuali crimini dei russi, non vi sarà alcuna credibilità per un tribunale “speciale”.

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Autore francescoflachi
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