Fermiamo le fiamme, una volta per tutte
Fino a quando dovremo lasciare che, nella migliore delle ipotesi, l’incuria, e nella peggiore l’inciviltà, la follia o peggio il dolo, facciano bruciare ettari di boschi o di macchia mediterranea.
Non è possibile assistere, ogni estate, impotenti ai roghi della Sardegna, della Sicilia e ieri della città di Pescara, con danni ingentissimi al patrimonio boschivo ed agrario della nostra nazione.
Oggi più che mai il verde dei boschi, la cura del territorio, sono un urgenza nazionale insopprimibile e non più derogabile.
In un epoca di cambiamenti climatici, l’Italia può ancora contare su un polmone verde importante che va salvaguardato, anzi implementato.
Occorre intervenire su due fronti, da un lato sulla prevenzione nel corso dell’anno, per evitare che sia facile, in estate, innescare le fiamme che trovano alimento, ad esempio, nel sottobosco non curato.
Occorre progettare le aree verdi in modo che sia facile difenderle con serbatoi di acqua piovana, con strade e trincee taglia fuoco, con postazioni di controllo ed allarme, con tutto quello che può servire allo scopo.
Il secondo fronte è quello di inasprire severamente le pene, nei confronti di tutti coloro che danneggiano il patrimonio naturale, punire i piromani, coloro i quali per irragionevoli motivi si divertono a bruciare il territorio, con la pena detentiva ed il risarcimento dei danni in funzione delle loro capacità economiche.
E ricordiamoci che chi brucia un bosco uccide barbaramente la fauna che lo abita, buttando nel fumo milioni di Euro.
Il governo deve assolutamente porre un rimedio definitivo a questa piaga che perseguita in modo particolare alcune regioni.
Occorre un’opera di sensibilizzazione scolastica volta a generare amore e rispetto verso la natura che ci circonda.
Assistiamo ogni giorno ad eventi meteorologici che ci stanno avvertendo di come la natura ha raggiunto il colmo, un esempio le recenti grandinate, d’immane devastazione, al nord Italia.
Nel 1994 nel film Rapa Nui si racconta la storia romanzata della fine del popolo dell’isola di Pasqua che per trasportare le loro colossali statue, i Moai, arrivarono a tagliare tutti gli alberi dell’isola, con la conseguente estinzione di massa della popolazione.
Se non vogliamo fare la stessa fine di quel popolo, occorre, oggi anche se in ritardo, pensare la natura e la sua salvaguardia come una ricchezza che dobbiamo far fruttare per noi e per le generazioni future.