Sono passati molti anni da questa memoria per la dispensa dagli obblighi del sacerdozio consegnata nelle mani dell’arcivescovo di Palermo di allora, il cardinale Salvatore De Giorgi, che ha lasciato nell’arcidiocesi un vivo e affettuoso ricordo per il suo impegno contro la mafia e la generosa e assidua cura pastorale.

La memoria, è stata redatta da un prete che allora aveva una certa notorietà, fino ad approdare alle pagine di qualche giornale per le sue dichiarazioni antimafia, e che, con tanti omissis, racconta la sua tormentata storia fino all’abbandono del sacerdozio per sposare una donna dalla quale, sembra di capire della memoria, aspettasse un figlio. Sembrerebbe, da quel che si dice in giro, ma noi non ci crediamo e non ce ne importa davvero nulla, che il tizio non sia più sposato. 

Il documento che è riemerso come un messaggio in bottiglia dalle infinite acque della rete informatica, è un interessante spaccato sulla vita dell’arcidiocesi del tempo raccontata dagli occhi amareggiati dell’ex don e anche una luce su una vicenda vocazionale che probabilmente non sarebbe mai dovuta iniziare. 

Come lo stesso rivela riportando una conversazione col cardinale Salvatore Pappalardo che gli avrebbe detto: “Solo in un’occasione, quando ormai la data dell’ordinazione presbiterale era stabilita, si limitò ad affermare: ‘Non ti avrei mai ordinato diacono se avessi saputo di te certe cose…’”. Già, forse l’errore è stato appunto quello di dargli fiducia e ordinarlo prima diacono e poi sacerdote. Non sappiamo cosa fossero le "certe cose" ma lo possiamo immaginare o sospettare.