CASERTA – (AISNEWS - Ernesto Genoni) - E’ notorio che Luigi Vanvitelli fu dichiarato Architetto di Corte dei Borbone. Non c’erano opere che si svolgessero nel regno di Carlo III e di Ferdinando (IV)-I, per le quali non si volesse prima sentire il suo dotto parere. Le sue capacità professionali emersero, fin già da giovane.  Basti pensare anche alla “restaurazione” della Cupola di San Pietro in Vaticano, indebolitasi non poco nel tempo, e da lui ripristinata con somma maestria ed abilità, nonostante le fastidiose ed aspre critiche ricevute da colleghi, gelosi, nonostante avessero rifiutato quell’incarico difficile.

(in foto: uno dei primi bozzetti del Vanvitelli, per la facciata della Reggia di Caserta)

Eppure, nel 1759 il lavori della edificanda Reggia di Caserta, affidati al sommo Vanvitelli, - iniziati il 20 gennaio del 1752 con una sontuosa manifestazione - furono bloccati per un bel po'. Non si sa ancora quali fossero i motivi. Ancora oggi non è dato conoscere le ragioni vere, ma possono certo ipotizzarsi congiure di palazzo in assenza del re Carlo III. Congiure architettate da quanti avrebbero desiderato con piacere, togliere il favoloso incarico dalle mani dell'Architetto Vanvitelli, reo di essere molto meticoloso e preciso nelle sue operazioni dell’Intendenza di Palazzo che dirigeva. 

Bisogna sapere che in quell'anno re Carlo III dovette lasciare Napoli, per la morte del re di Spagna Ferdinando VI. Il trono era rimasto vacante, toccava a Carlo III ristabilire la successione. Il regno di Napoli passò o’ "Re piccirill" Ferdinando IV, di appena 8 anni, ma al comando per lui c'era il suo tutore, Tanucci, in disaccordo con il Vanvitelli per incompatibilità di carattere.

Vanvitelli era molto ricercato in tutte le corti per il suo ingegno e la sua arte. Nel 1742, fu come abbiamo accennato in Vaticano, alla restaurazione della cupola michelangiolesca di S. Pietro, che dava al Vaticano forti preoccupazioni inerenti alla staticità. Dopo accurati studi, Vanvitelli presentò subito nello stesso anno, una relazione in cui dichiarava la gravità dei danni e proponeva la cerchiatura in ferro della cupola. Una commissione di matematici, nominata da pontefice Benedetto XIV, dopo qualche mese, giunse alle stesse conclusioni del Vanvitelli. Subito si infuocò una violenta polemica con gli altri architetti e ingegneri incaricati dalla corte pontificia, tra cui il Fuga toscano, conterraneo del Tanucci. Il Papa, per questi motivi, dopo aver nominato altre commissioni, chiese l’arbitrato di Giovanni Poleni, celebre matematico ed architetto padovano, il quale preferì le proposte del Vanvitelli, lodando soprattutto l’originalità del metodo per stringere i cerchi.

Emerge poi, da un nostro approfondimento, da memorie storiche e da riscontri epistolari: - - “(…) che l’universale riputazione ch’ebbe in tutta Italia, non poteva al certo essere addentata dalle meschine critiche, e calunnie de’ suoi rivali, né offuscata dal livido sguardo degli invidiosi. L’invidia pertanto non l’obbliò, né il poteva. Tutti i grandi uomini non ne furono esenti. Le critiche maldicenze, che furono in Roma contro di lui mosse, erano ingiuste ed insussistenti. Aveva egli scritto delle memorie per confutarle; ma sopraffatto da maggiori negozi, ebbe il coraggio di disprezzarle, né curò più di pubblicare le sue difese.”

In una sua lettera Vanvitelli garbatamente ironico scrive al segretario di Stato, marchese Bernardo Tanucci, e per conoscenza al Re, precisando che; il suo studio debba considerarsi un ufficio dell’Intendenza (e non una officina privata che forniva opere al Re) ed in quanto tale, ricevere l’assegnazione di carbonella, per il riscaldamento invernale, concessa dalla “clemenza” sovrana. Sembra assurdo che un architetto come Vanvitelli, dal grande ingegno creativo impegnato in opere maestose, debba quasi elemosinare per ottenere il rifornimento di carboni!

Questa la lettera originale - - ->  ... fatta rappresentanza a V. E. che approssimandosi l’inverno mancava il fuoco necessario alla Razionalia, Segreteria ed al mio studio ove di continuo impiegati sono i miei giovani nel Real Servizio; ed avendo in sequela S. R. M. per sua clemenza aggraziato, che diasi la carbonella durante l’inverno alle officine di questa Intendenza, vi è stata alcuna persona che à spiegato il dispaccio, che non essendo io in quello nominato espressamente, debbane rimanere escluso, quasi che questo studio, non sia uno delle Officine dell’Intendenza: onde qual’ora come suppongo io debbane rimanere incluso, a seconda della rappresentanza del Sig.e Cav.e Int.te Neroni, e dell’esigenza della Stagione, supplico V. E. volersi degnare, che siami somministrata come agl’altri la conceduta carbonella, mentre con ogni rispetto ossequiosissimo sono di V. Eccell.za Umil.mo dev.mo Oblig.mo Servitore Luigi Vanvitelli - e a S. E. Il Sig. Ma.se Tanucci Seg.rio di Stato.

Luigi Vanvitelli era: - -> “Estremamente laborioso, e disegnatore indefesso, egli riuniva qualità sovente discordi, prontezza d'ingegno e sofferenza di studio, vivacità di spirito e ostinazione di fatica. In mezzo a tante occupazioni e gloria sì rara, era sempre umano, moderato, piacevole, discreto cogli operai, pietoso con i miseri, cortese con tutti. Disinteressato per natura, e spinto solo dall’amor della gloria, rilasciò spontaneo il diritto del 2% su i lavori, che il Re Carlo aveva stabilito. Quale immensa fortuna avrebbe egli fatto, se avesse curato di esigerlo? Eppure ei visse e morì povero: raro ed imitabile esempio di lodevolissima onestà, visse Luigi Vanvitelli caramente colla onestissima ed affettuosa consorte Olimpia Starich, romana. Sei figliuoli ebbe da essa, a quali die’ colta e gentile educazione, e più di tutto li educò col suo esempio all’onore ed alla virtù. Di di dolci costumi, nettissimo d'invidia, affabile e sincero per natura era da tutti desiderato, ed amici aveva moltissimi.”