"Dopo Polizzi di Forza Italia arrestato per voto di scambio Francesco Lombardo, candidato di Fratelli d’Italia [ripreso nella foto accanto a Roberto Lagalla, il candidato sindaco a Palermo per il centrodestra, ndr].Dopo aver aperto le porte a Dell’Utri e Cuffaro questa è solo la logica conseguenza. [Lagalla] Come può parlare di rifiuti mentre i suoi prendono accordi con i boss?Come può parlare di infrastrutture mentre i suoi candidati prendono impegni con la mafia?Per ora ne hanno arrestati due, e vedendo la logica spartitoria che ha usato con gli assessori mi chiedo: sono gli stessi uomini a cui avrebbe assegnato posti nelle aziende partecipate? Sono gli stessi che avrebbe messo in quota negli assessorati? Non è in grado di sapere chi gli porta i voti, ha perso il controllo della situazione.Uno che non è in grado di distinguere un mafioso da un encomiato militare che ha rinnegato il padre, come può governare Palermo? Lagalla salvaguardi la sua storia, ritiri la sua candidatura".
Così il candidato sindaco a Palermo per il centrosinistra, Franco Miceli, ha commentato l'arresto, il secondo in pochi giorni, di un altro candidato del centrodestra, intercettato mentre al telefono chiedeva voti ad un boss della mafia.
Singolare la dichiarazione di Roberto Lagalla a commento di quanto accaduto. Il candidato sindaco del centrodestra chiede ai partiti (senza specificare quali) di far fare un passo indietro ai candidati impresentabili, se ciò non avverrà (e non è specificato se dovrebbe avvenire prima o dopo le elezioni) sarà lo stesso Lagalla a dimettersi... ma da cosa? Da candidato o da sindaco una volta eletto? La vaghezza prima di tutto:
"Partiti chiedano dimissioni a eletti impresentabili, oppure mi dimetterò io.Il caso Lombardo parrebbe essere simile a quello Polizzi, dove un certo tipo di controllo, che va oltre i requisiti formali, può essere effettuato solo dalla magistratura.Ancora i dettagli non sono noti, tuttavia, non posso che rivolgere un plauso alla Squadra mobile di Palermo e alla Procura della Repubblica per la tempestività dell'operazione. Questi casi dimostrano che non è la mafia a condizionare la politica ma singole mele marce che cercano ipotetiche scorciatoie elettorali. Adesso basta.A breve la Commissione nazionale antimafia diramerà la lista degli impresentabili. Chiederò ai partiti le dimissioni di quanti, eventualmente eletti, risultino avere legami con Cosa nostra.Se ciò non avverrà sarò io a rassegnare le dimissioni da primo cittadino di #Palermo".
Tra i "miceliani", così parlò Giuseppe Conte:
"È notizia di poco fa: un secondo arresto a Palermo, a distanza di due giorni, tra i candidati del centrodestra. Un'altra accusa di voto di scambio elettorale politico-mafioso. Mentre noi del Movimento incontravamo cittadini che non arrivano a fine mese e imprenditori che denunciano la mafia rischiando la vita per cambiare le cose, alcuni candidati di Forza Italia e di Fratelli d'Italia, il partito di Giorgia Meloni, si prodigavano a incontrare esponenti mafiosi.“La mafia è una montagna di merda”: le parole di Peppino Impastato le ricordiamo bene. E noi questo schifo e questa puzza li vogliamo lontani, lontanissimi dalle Istituzioni. Dobbiamo rispondere in maniera coesa, senza fare un passo indietro. Senza timori e a viso aperto.Palermo merita di più, merita rispetto. Stiamo ascoltando analisi del voto che si soffermano a valutare quale forza politica rischi di più in queste amministrative. Io dico che dobbiamo preoccuparci di quanto stiano rischiando i cittadini se non si argina chi nella politica cerca solo un’occasione per perorare clientelismo, malaffare e interessi personali. Il tutto aggravato dal fatto che in tanti vorrebbero mettere le mani sulla montagna di miliardi del Pnrr, non certo per fare gli interessi dei cittadini. Non lo permetteremo."
Silenzio, invece dai capipopolo del centrodestra, in primis Giorgia Meloni, di solito impegnatissima sui suoi profili social nel segnalare qualsiasi nefandezza, o presunta tale, di coloro che consideri al momento avversari politici. Stavolta non aveva nulla da dire.