Esteri

Mentre 11 senatori hanno detto di non voler confermare la vittoria di Biden, Trump annuncia la marcia su Washington

Il prossimo 6 gennaio il Congresso degli Stati Uniti è chiamato a confermare il risultato delle presidenziali dello scorso 3 novembre, che hanno decretato la vittoria di Joe Biden. 

Quello di mercoledì è semplicemente un atto formale, burocratico, dopo che la regolarità delle elezioni è stata certificata dai singoli Stati e dopo che i grandi elettori hanno confermato, con il loro voto, la volontà degli americani espressa nelle urne.

Finora, almeno in tempi recenti, nessun membro del Congresso si era sognato di non accettare ciò che era stato deciso dal voto popolare. Finora... 

Così, mentre alla Camera dei Rappresentanti la vittoria di Biden verrà ratificata, pare, all'unanimità, al Senato 11 legislatori del partito repubblicano, contravvenendo alle raccomandazioni del capogruppo Mitch McConnell, hanno fatto sapere che non voteranno per confermare l'elezione di Biden.

Guidato dal texano Ted Cruz, il gruppo che rappresenta il 20% dei senatori del GOP, ha dichiarato che le elezioni dello scorso novembre sono state caratterizzate da accuse senza precedenti di frode elettorale, da violazioni e applicazioni lassiste della legge elettorale e da altre irregolarità nel voto.

Accuse queste formulate da Donald Trump, ma di cui nessuno ha trovato riscontro, compreso lo stesso Dipartimento di Giustizia.

Nonostante ciò gli 11 senatori, citando un precedente del 1877 quando fu formato un comitato bipartisan per indagare sul risultato elettorale conteso in tre diversi Stati, pretendono che il Congresso il 6 gennaio faccia altrettanto, nominando una commissione che in 10 giorni indaghi sul voto espresso negli Stati in cui Trump sostiene ci siano stati dei brogli. Una volta completato l'audit, i singoli Stati dovranno poi valutare i risultati della commissione con la possibilità persino di poter ribaltare il risultato acquisito in precedenza. 

A sostegno degli 11 senatori, oltre a Trump, è arrivata anche la dichiarazione del portavoce di Pence che ha fatto sapere che il vicepresidente condivide l'iniziativa perché prende in considerazione "le preoccupazioni di milioni di americani" in relazione all'esito del voto.

Per la cronaca, oltre agli 11 senatori, tra i contrari alla conferma dell'elezione di Biden va annoverato anche il senatore del Missouri Josh Hawley, anch'egli republicano, che ha addirittura dichiarato che rifiuterà direttamente il risultato del 3 novembre (non vede la necessità di nominare una commissione), perché è già certo dei brogli.

A cpmpletare la messinscena, non va dimenticata la marcia su Washington indetta da Trump per il 6 gennaio...

con questa motivazione:"I democratici stanno tramando per privare del diritto di voto e annullare i voti espressi dai repubblicani. Spetta al popolo americano fermare tutto ciò. Insieme al presidente Trump, faremo tutto il necessario per garantire l'integrità di queste elezioni per il bene della nazione".

E c'è ancora qualcuno che continua a sostenere che gli Stati Uniti sono la più grande democrazia del mondo.

Autore Antonio Gui
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