Il contagio da Covid ha ripreso a crescere negli Stati Uniti e Trump vuole riprendere i suoi comizi a partire da Tulsa
Pur se i numeri non sempre coincidono, sia i Centers for Deasease Control and Prevention che la Johns Hopkins University indicano che i nuovi casi di Covid negli Stati Uniti hanno ripreso decisamente ad aumentare, con il numero totale delle persone affette arrivato a 2,2 milioni e 118mila i deceduti. L'incremento si registra soprattutto in California, Texas, Florida, Georgia, Louisiana, North Carolina, South Carolina, Arizona, Washington, Alabama, Utah, Arkansas, Nevada, Oregon, Idaho, Wyoming, Alaska Hawaii, Montana e Oklahoma...
E proprio in Oklahoma, per la precisione a Tulsa, il presidente Donald Trump sabato riprenderà i suoi oceanici comizi in vista delle presidenziali 2020, interrotti a causa dell'emergenza Covid.
Il comizio di Tulsa, a dire il vero, avrebbe dovuto tenersi questo venerdì, ma Trump si è visto costretto a rimandarlo perché la data del 19 giugno coincideva con quella simbolica della liberazione dalla schiavitù degli afroamericani,. Proprio a Tulsa, negli anni venti del secolo scorso, c'è stato un massacro di afroamericani ad opera dei bianchi dove un intero quartiere abitato da neri venne raso al suolo.
Dato che la coincidenza dei due fatti era stata interpretata come una provocazione, praticamente da tutti, Trump ha posposto di un giorno il suo comizio. Ma rimane ancora un problema: la Covid-19.
Tulsa è una roccaforte repubblicana ed è stata scelta come località "sicura" per promuovere anche i futuri appuntamenti elettorali di Trump. Il problema però è che in quello Stato, così come in molti altri - sopra elencati - il contagio da Covid è ripreso ad aumentare.
Per il vicepresidente Pence non vi sarebbe però il pericolo di una seconda ondata. Il perché lo ha poi chiarito il virologo Fauci che ha precisato che non è al momento possibile parlare di seconda ondata negli Stati Uniti, visto che il Paese è sempre alla prese con la prima!
Questo a causa delle riaperture affrettate da parte di alcuni governatori che hanno dato ascolto ai desiderata di Trump, con il ritorno, a fine aprile, ad una quasi completa normalità, salvo precauzioni minime, tipo distanziamento interpersonale e uso della mascherina, che però non sembra siano in tanti a rispettare.
La conseguenza che in molti avevano anticipato come certa, si sta materializzando in tutta la sua evidenza, a partire, tra l'altro, dai luoghi di lavoro che sono diventati forse il primo veicolo di contagio.
Giovedì, il governatore dell'Ohio, Mike DeWine, ha annunciato che almeno 200 degli 829 lavoratori di uno stabilimento di Dole Fresh Vegetables a Springfield erano risultati positivi al coronavirus. E, sulla scia di quanto sta accadendo in altri Paesi, nel settore della trasformazione e del confezionamento della carne si sono registrati più di 25.000 casi di contagio e almeno 91 morti. Numeri a cui Trump ha contribuito con l'ordine esecutivo del 28 aprile per la riapertura di macelli e impianti di lavorazione della carne.
Adesso Trump vuole riunire a Tulsa migliaia di persone, che si agiteranno e urleranno, a stretto contatto tra loro, senza - ovviamente - indossare alcuna mascherina. E questo sarebbe un atteggiamento responsabile da parte di uno che dice di voler tutelare gli interessi degli americani?
Considerando gli ultimi avvenimenti che lo vedono protagonista, dal libro di Bolton alle decisioni della Corte Suprema fino alla ripresa del contagio da Covid-19, l'amministrazione Trump sta mostrando tutta la sua inadeguatezza, peraltro scontata e ampiamente annunciata da molti, ma finora oscurata dalla propaganda e dalle fake news che però, al tempo del coronavirus, non sembrano più essere efficaci come una volta.