Mentre Mattarella, intervenendo all'inaugurazione dell'anno accademico della Luiss, invita il "Paese" ad aprirsi, evitando le attuali "tentazioni di chiusura in se stessi, per individui, gruppi sociali, per realtà nazionali", il Governo che ha propagandato il cambiamento, rappresentato - in base a ciò che abbiamo visto finora - dall'esaltazione del populismo che deve trovare la sua applicazione nel sovranismo, difficilmente potrà farsi convincere dai moniti di Mattarella, oltretutto essendo anche distratto dal mettere in scena la commedia legata alla vicenda del Tav Torino Lione.

Perché di commedia si tratta? Per una considerazione molto semplice che è sotto gli occhi di tutti. Per le altre opere per cui è stata chiesta una relazione costi/benefici, la decisione se continuare o meno i lavori è stata presa nel giro di pochi giorni. Finora, nessuna grande opera è stata fermata.

Se i 5 Stelle - il problema è loro perché la Lega vuole fare l'opera - avessero preteso lo stop definitivo del cantiere della Torino Lione, dopo un mese dalla consegna del rapporto costi/benefici lo avrebbero preteso già da tempo. Infatti, la Francia è già stata ascoltata, l'Europa pure... quindi non rimane che decidere con un sì o con un no dal parte del Governo.

Adesso, invece, si pretende che il Parlamento, tramite una mozione, impegni il governo a "ridiscutere integralmente il progetto della Linea Torino-Lione, nell'applicazione dell'accordo tra Italia e Francia".

Pertanto, l'unica interpretazione logica da dare al testo della mozione è che il Tav si farà, con qualche aggiustamento come aveva indicato la Lega in modo che i 5 Stelle possano utilizzarlo per giustificare ai loro elettori il clamoroso dietrofront.

Ed è così infatti che lo spiega Matteo Salvini, il vero dominus del Governo, mentre è impegnato a fare campagna elettorale per la Lega per le prossime regionali in Sardegna: "L'obiettivo è rivedere il progetto, risparmiare dove si può risparmiare e andare avanti."

Dal fronte 5 Stelle si continua a dire, questa volta per bocca del sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano, che "la Tav è un'opera che costerebbe a tutti gli italiani sette miliardi a perdere. Per noi è un'opera che va fermata del tutto". Ma se i grillini avessero voluto farlo, a questo punto lo avrebbero già fatto o, perlomeno, lo avrebbero già preteso. Invece...

La trama della commedia prevede che terminati gli appuntamenti elettorali si comunicherà che i lavori del Tav continueranno, sbandierando però come inequivocabilmente decisive le modifiche apportate all'opera. Insomma, una commedia... ma ancor di più una farsa, tanto che ironicamente il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, questa mattina, intervistato sull'argomento ha dichiarato: "È una decisione che devono prendere le due repubbliche di Francia e Italia... vedremo alla fine chi la spunterà."