Lui, prete di Ravenna condannato in via definitiva a otto anni e otto mesi di carcere per avere fatto sesso con quattro minori tra i 12 e i 15 anni che gli erano stati affidati, sapeva che il tempo dell’impunità era durato anche troppo a lungo. Lui che dai suoi fedelissimi si faceva chiamare Zio John aveva già perso tutta la spavalderia di un tempo, quella dei tanti scandali precedenti nei quali aveva avuto anche il coraggio di prendersela con la stampa e con chi osava muovergli contro delle accuse.

Don Giovanni, dopo la vocazione decisamente tardiva, non coltivava altre come come quella per il cinema e per le belle auto, girovagava in Bmw X1 da 35 mila euro con la quale un paio di mesi prima del primo arresto (5 aprile 2014) era finito nel canale guidando con un tasso alcolemico di quattro volte superiore a quello normalmente consentito.

Proprio quell’incidente fu l’inizio della fine per lui. Infatti per la smania di recuperare credibilità dopo la storia della guida in stato di ebrezza aveva usato il profilo Facebook di una delle sue giovani vittime per inveire contro la stampa locale a suo parere troppo dura nei suoi confronti.

Parole di fuoco che avevano fatto venire non pochi dubbi al padre del ragazzino sia per il loro contenuto sia perché scritte in orario di scuola. Da lì il faccia a faccia dell’uomo col figlio e poi l’inizio di tutto. Don Giovanni Desio era un pedofilo che oltre a bere e ad amare le auto costose abusava dei ragazzini che gli erano affidati. Durante l’arresto di due anni fa si mostrava ancora spavaldo e alla coppia di sposini davanti alla quale avvenne il fermo disse "Torno subito, aspettatemi".

Poi gli uomini della Squadra Mobile lo hanno portato dalla struttura di Barza d’Ispra, nel Varesino, dove si trovava ai domiciliari al carcere di Varese. Pochi chilometri, gli ultimi per Giovanni Desio prima di finire dietro alle sbarre del carcere.