La diffusione dei deepfake, sia nelle immagini che nei video, rappresenta una crescente realtà preoccupante nel panorama della sicurezza informatica. Tuttavia, esistono altre applicazioni simili che generano rischi significativi.

Tra le nuove sfide emergono i deepfake vocali, che consentono di imitare una voce umana attraverso l'utilizzo di API audio.

Nonostante l'applicazione di questa tecnologia sembri offrire possibilità di rivivere momenti musicali di artisti del passato, le potenziali implicazioni nel campo del cybercrime sollevano preoccupazioni tra gli esperti di sicurezza. Pur attualmente non consentendo la replica vocale diretta, OpenAI potrebbe divenire un pericoloso strumento in futuro.

Al momento, non esistono dispositivi in grado di riprodurre voci deepfake indistinguibili dall'originale. Tuttavia, l'evoluzione di strumenti e segnalazioni online indicano un progressivo avanzamento in questa direzione.

Il caso di Tim Draper, che ha allertato su possibili truffe sfruttando la manipolazione della sua voce tramite IA, è un esempio eloquente di queste minacce.

Per difendersi da tali minacce, oltre all'analisi della qualità vocale durante una chiamata, si propone l'uso di una parola chiave concordata per identificare situazioni sospette. L'incapacità dell'interlocutore di pronunciarla potrebbe costituire un segnale di pericolo.

L'adozione di domande impreviste potrebbe disorientare l'IA: eventuali ritardi o risposte anomale possono essere indicatori di una possibile minaccia.

Fondamentale è lo sviluppo di tecnologie difensive: sebbene non esistano sistemi al 100% efficaci contro i deepfake vocali, si auspica l'emergere di software in grado di rilevarli.

Per maggiori dettagli su queste misure di sicurezza, consulta l'articolo completo su "Deepfake vocali e IA: il salto di qualità delle frodi informatiche".