a cura di Francesco Lorenzo AITA - ANPPE Vigili del Fuoco
In Italia quella che volge al termine è l’ennesima estate segnata dall’emergenza roghi, migliaia di ettari di aree boschive e vegetazione in fumo. Più che in ogni altro paese europeo, un record negativo per l’estate 2021. Ad innescare decine di incendi, certamente, c’è la longa manus delle attività criminali, incuranza, maleducazione, ma non è da sottovalutare le vecchie e dannose pratiche agricole tra cui la bruciatura di stoppie e residui di colture nei campi. Ed è proprio verso queste pratiche, retaggio del passato, che i partner del progetto europeo Soil4life, cofinanziato dal programma LIFE dell’Unione Europea e di cui Legambiente è ente capofila, puntano il dito.
Bruciare le stoppie dei campi dopo il raccolto è giustamente vietato dalla legge nazionale ma numerose sono le Regioni che consentono, con blande prescrizioni, l’uso del fuoco come pratica ordinaria per ‘’pulire’’ campi e boschi dai residui delle coltivazioni.
I partner del progetto europeo Soil4life, impegnati nella difesa di una risorsa vitale e non rinnovabile come il suolo, hanno scritto e inviato il 7 settembre 2021 una lettera aperta al ministero delle Politiche agricole Stefano Patuanelli per chiedere un’inversione di tendenza ed un immediato intervento sull’argomento.
Quello che dovrebbe essere un divieto perentorio, necessario a prevenire l’inquinamento atmosferico, il degrado del suolo e il rischio di propagazione di incendi, diventa una norma facile da aggirare. E, non di rado, la bruciatura di stoppie e residui di colture agricole provoca inneschi di incendi di foresta, di incolti o di campi agricoli. C’è anche questo, insieme alla criminalità ambientale, dietro il primato europeo che l’Italia quest’anno detiene quanto a superfici percorse dal fuoco dei roghi, che si sono portati via un’area estesa come un’intera provincia.
Il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani, ammette con una lettera aperta che si ha bisogno di programmare il futuro con pratiche più innovative lasciando indietro metodi arretrati e per di più inquinanti come la stessa bruciatura di stoppe e residui vegetali; continua affermando che esistono già tecniche che non espongono i rischi di incendio e che possono consentire di dare continuità alla fertilità del suolo. Di importanza è il progetto Soil4life attivo nella difesa del suolo attraverso la sensibilizzazione di cittadini, professionisti e agricoltori sui temi del degrado del suolo e sulla sua gestione sostenibile. Informazione e sensibilizzazione di cittadini e mondo della scuola ma anche formazione rivolta ad agricoltori e professionisti affinchè si diffonda il ricorso a buone pratiche agronomiche per migliorare la salute del suolo. Servono misure di sostegno che aiutino le aziende agricole non solo ad abbandonare sistemi dannosi come la bruciatura delle stoppie, ma anche ad aderire a pratiche in grado di conseguire risultati efficaci in termini di conservazione della sostanza organica del suolo, indispensabile alleata degli agricoltori nella lotta alla desertificazione e contro incendi di campi e boschi.
L’ANPEE VVF come associazione sindacale/professionale è in accordo con i vari punti spiegati nella lettera, anche perché gli incendi continuano ad avanzare e non solo distruggono aree di vegetazione naturale ma anche quella coltivata, il che aumenta il danno per tanti settori di lavoro ed il personale dei Vigili del Fuoco, che già necessità aumenti d’organico per coprire intere aree devastate dalla potenza del fuoco, non può permettersi di avallare questa situazione. Nelle Regioni centrali e meridionali d’Italia con ampi rischi di siccità vi sono stati troppi casi ed è necessario soffermarsi sul fattore ‘’degrado dei suoli’’, ogni incendio sviluppato distrugge la sostanza organica, ed essendo la base della vita del suolo, non riesce a generarsi e perciò limita la fertilità dei suoli stessi con assenza di cicli geochimici, in primis quello degli elementi nutritivi. I suoli vanno man a mano a peggiorare visto la mancanza di capacità di assorbimento e ritenzione delle acque e conseguentemente aumento dei fenomeni erosivi.
L’elemento principale da tenere sotto d’occhio è l’attacco criminale ai danni della vegetazione, e su questo punto le autorità competenti con i Dipartimenti e Ministeri stanno lavorando per aumentare pene e controllo, anche se molto deve ancor esser fatto; ma non sono esenti casi di fuoco che si è sviluppato ed esteso incontrollato da campi agricoli proprio per pratiche di bruciatura di steppe o residui colturali. La pratica è ormai riconosciuta inutile e dannosa, ma molte realtà locali, provenienti da un retaggio culturale del passato, continuano nella dannosa routine sotto il silenzio di legislazioni regionali, ignorando il Testo Unico Ambientale che invece ne dispone il divieto. Il perché di un’azione imperativa è dovuta al fatto che è in forte aumento l’inquinamento ambientale anche con danni permanenti e questo impatto aiuta a contribuire erosione, dissesto, rilascio di sostanze tossiche e inquinanti nell’atmosfera e stesso peggioramento del bilancio delle emissioni climalteranti connesse agli usi di suolo agricolo e forestale, laddove la conservazione e incorporazione nel suolo dei residui colturali migliori i processi biologici, la digestione anaerobica ed il compostaggio.
Per cui è chiaro che non esiste fondato motivo per giustificare siffatte pratiche che oltretutto costituiscono una fonte di rischio di incendio, con tutte le conseguenze per la sicurezza e incolumità di persone e fauna. L’unione e la consapevolezza atte a contrastare rischi di desertificazione, di degrado dei suoli, inquinamento dell’aria e di incendi è ormai cosa certa, soprattutto per la quantità di sforzi che si mettono in campo ogni estate per la salvaguardia del territorio. Ogni pratica che sia legata all’incenerimento agricolo su suolo debba essere vietata senza deroghe e messa sotto controllo dalle autorità dei Carabinieri Forestali e Vigili del Fuoco Boschivi mentre invece debbano essere attivati premi e azioni di supporto alla conoscenza ed uso di buone pratiche per migliorare la dotazione di sostanza organica del suolo e fertilità a lungo termine senza essere più attivare combustioni all’aperto.