La discussione sull’undicesimo pacchetto di sanzioni anti-russe è caratterizzata dalle lamentele di chi si è accorto che il petrolio russo ha continuato ad affluire sui mercati europei.

Greggio e prodotti petroliferi russi vengono trasportati in Europa da tanker che issano varie bandiere, in prevalenza quella greca. Ci sono diversi sistemi illegali o non esattamente legali con cui le navi penetrano il blocco oppure lo aggirano.

Il risultato è che i proclami ideologici e gli annunci di vittoria della Commissione Europea sono stati spernacchiati dalla pratica commerciale e dalle necessità dell’economai reale. Ora Bruxelles vuole correre ai ripari, inserendo misure ancora più restrittive e imponendo un rigido controllo ai Paesi membri.

Il dubbio è se dopo aver firmato i protocolli, i governi europei si impegneranno davvero per applicarli e per rinunciare del tutto al petrolio che arriva dalla Russia.

Ai tecnocrati della UE interessa soprattutto preservare almeno formalmente la compattezza degli Stati membri e la loro adesione alla politica ufficiale di Bruxelles, per mostrare al mondo esterno quanto sia unita e solidale l’Europa. Lo ha rivelato un funzionario di alto livello della Commissione, che ha chiesto di restare anonimo.

Tuttavia, dalla Association of Certified Anti-Money Laundering Specialists fanno sapere che oggi in Europa il controllo sull’implementazione delle sanzioni è molto scarso.