La Corte Suprema israeliana, il 13 settembre 2017, ritenne di dichiarare ammissibile l'appello presentatogli contro la revoca dei permessi di residenza israeliani per quattro parlamentari palestinesi di Gerusalemme Est.

L'ammissibilità era detatta dal fatto che non esisteva alcuna legge che garantisse al ministero dell'Interno di revocare la residenza a Gerusalemme Est per un presunto reato di "violazione della lealtà". Questa l'accusa rivolta ai quattro parlamentari a cui veniva impedito il diritto di residenza a Gerusalemme.

Nonostante la Corte Suprema avesse evidenziato l'illegittimità del provvedimento, al tempo decise anche che la revoca della cittadinanza restasse comunque valida per sei mesi. Solo dopo tale periodo, lo status di residenza avrebbe potuto essere rinnovato.

Ma l'efficentissimo Parlamento israeliano, nel frattempo, è intervenuto per colmare la lacuna legislativa. Così, la Knesset questo giovedì, con 48 voti favorevoli, 18 contrari e 6 astenuti, ha approvato una nuova legge che consente al ministro dell'Interno la facoltà di revocare la carta d'identità israeliana e lo status di residenza permanente dei palestinesi di Gerusalemme Est, consentendogli così di "sfrattarli" dalla loro città perché colpevoli di non essere stati leali nei confronti di Israele!

È chiara a chiunque l'arbitrarietà e l'incostituzionalità di tale legge che ha il solo scopo di espellere, illegamente, i palestinesi da Gerusalemme Est, in violazione dei diritti fondamentali dell'individuo.

Con questa legge, Israele ha dato mandato al ministro dell'Interno di fare ciò che vuole, pure in contrasto con quanto prevedono le norme internazionali a protezione delle popolazioni che sono costrette a vivere all'interno di territori occupati, come Gerusalemme Est.

Anche se non ce n'era bisogno, questa nuova legge approvata dalla Knesset è un'ulteriore riprova del regime di apartheid messo in atto da Israele nei confronti dei palestinesi, come già denunciato nel rapporto del 17 marzo del 2017 dall'Unescwa, United Nations Economic and Social Commission for Western Asia, commissione delle Nazioni Unite che si occupa di medio oriente.