«Questa storia dei minibot sta diventando paradossale. Se c’è una proposta per accelerare il pagamento dei debiti commerciali della pubblica amministrazione si discuta. Ci sono migliaia di aziende che aspettano ancora di essere pagate dallo Stato e non è accettabile. Anche perché, quando è un privato a non onorare i pagamenti, poi ne fa le spese, quindi non vedo perché lo Stato se ne debba approfittare.
Il Mef dice che sono inutili e che è sufficiente pagare le imprese, allora lo faccia. O che studi un piano per iniziarlo a fare!
Perché qui stanno sempre tutti zitti, fermi, immobili, poi appena qualcuno propone qualcosa si svegliano e dicono "ah, no, non si può fare".
Se lo strumento per pagare le imprese non è il minibot, il Mef ne trovi un altro. Ma lo trovi, perché il punto sono le soluzioni, non le polemiche, né le presunte ragioni dei singoli.
Ripeto, una parola: soluzioni!»
Queste le parole di Di Maio sulla questione "minibot".
Prima considerazione. È evidente che Di Maio abbia assunto un ulteriore incarico oltre a quelli che già ricopre, quello di luogotenente di Matteo Salvini. Non che finora non avesse fatto di tutto e di più per favorire la propaganda del proprio alleato, ma da adesso il supporto che Di Maio darà a Salvini e alla Lega non sarà frutto di casualità e incapacità, ma sarà direttamente coordinato dai diktat di via Bellerio.
Seconda considerazione. Il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, è finito nell'attuale Governo del cambiamento come tecnico. I due vicepremier gli hanno scaricato sulla scrivania i contenuti della loro propaganda dicendogli: adesso pensa tu a realizzarli. Il povero Tria, anche in base alle regole di Bruxelles, ha cercato di dare un colpo al cerchio ed uno alla botte, tentando di far sposare gli slogan giallo verdi sia con le regole dell'Unione europea che con le scarse risorse della nostra economia. Miracoli, Tria non ne poteva e non ne può fare, semplicemente perché l'Italia non può stampare moneta per soddisfare le boutade di Salvini e Di Maio.
Adesso, Di Maio rinfaccia a Tria di trovare una soluzione per pagare le imprese... problema di cui il vicepremier grillino si è accorto (insieme all'altro alleato di governo) dopo un anno. Un problema tecnico che non può prescindere da questioni politiche.
Tria, ieri, ha ripetuto quello che Draghi aveva già detto venerdì: i minibot potrebbero finire per diventare una moneta parallela e ciò sarebbe illegale perché l'unica moneta circolante deve essere l'euro oppure potrebbero creare ulteriore debito perché delle passività verrebbero utilizzate per pagare ulteriori passività, nel caso fosse possibile utilizzarli per pagare le tasse dovute dalle imprese.
Di Maio, allora, gli ha detto di trovare una soluzione alternativa, come se lui non fosse al Governo, ma fosse all'opposizione e la questione delle finanze non lo riguardasse. A Di Maio non è passato neppure per l'anticamera del cervello che i soldi spesi per quota 100, reddito di cittadinanza ed altro, che si aggiungono agli 80 euro di Renzi, abbiano tolto risorse per pagare i debiti alle imprese.
Per Di Maio, dopo che lui e Salvini hanno destinato ad altro i soldi degli italiani, deve essere Tria a trovare il denaro che loro hanno già speso per risolvere quello che adesso si sono accorti essere un problema. Ma secondo Di Maio, visto che Tria gli euro non può stamparli, come dovrebbe fare per trovarli? Farli apparire per magia?
L'ironia su web si spreca per le parole di Di Maio che, in pratica, oltre che governare sta facendo pure opposizione a se stesso.
Terza considerazione. La scelta di Di Maio appare evidente. Pur di mantenere la "cadrega" di capo grillino, vicepremier e duplice ministro, l'ex "bibitaro", per non esser costretto a ritornare al San Paolo, è disposto a tutto, trasformandosi così nel servo sciocco di Salvini. Sicuramente nelle sue condizioni ci sono anche altri grillini che, pur di mantenere stipendio e prebende per altri quattro anni, sono disposti a votare quello che fino al giorno prima dichiaravano non tanto invotabile, ma addirittura impensabile.
Ma tutti i grillini non sono disposti a tanto. Quello che Di Maio e Salvini non sembrano aver considerato (almeno che Salvini realmente voglia arrivare a fine legislatura, argomento tutto da dimostrare) è che, specialmente al Senato, non tutti i parlamentari 5 Stelle sono disposti a fare la figura dei pagliacci, come fa intendere questa dichiarazione di Paola Nugnes:
«Le cose non accadono mai per caso ed ogni uno di noi ha un suo percorso, determinato non dal fato, ma inevitabilmente da tutte le azioni che abbiamo messo in campo negli anni, scelta dopo scelta, bivio dopo bivio, come briciole di pane le ritrovi sempre per ritrovare la strada e la tua identità».