Politica

60 i migranti morti nel Mediterraneo negli ultimi giorni, mentre l'Italia continua a ostacolare il soccorso civile in mare

Ieri, Ocean Viking ha soccorso 25 persone da un gommone alla deriva avvistato col binocolo in SAR libica. È stato necessario attivare il piano d'emergenza medico di massa al fine di curare i sopravvissuti, tutti in condizioni di estrema vulnerabilità fisica e mentale. Al team di SOS Mediterranee i sopravvissuti hanno raccontato di esser partiti da Zawiya, in Libia, e di aver trascorso 7 giorni in mare prima di essere salvati. Il motore si è rotto dopo 3 giorni, lasciando la barca alla deriva senza acqua e cibo. In base la racconto, sarebbero state almeno 60 le persone morte durante il viaggio, tra cui donne e almeno un bambino.

Con le ultime operazioni di salvataggio effettuate una nella notte (su indicazione di Roma) e una questa mattina, sono 224 i sopravvissuti a bordo della Ocean Viking, alcuni ancora attaccati all'ossigeno, a cui le autorità italiane hanno assegnato come porto sicuro per lo sbarco quello di Ancona, distante 1450 Km.

Molte delle persone salvate ieri presentavano ustioni da carburante e sintomi di ipotermia. Per due di loro, in condizioni di incoscienza, si è resa necessaria l'evacuazione via elicottero. Tra i superstiti ci sono 12 minori.

Senza la Ocean Viking in acqua, molte delle persone adesso a bordo della nave umanitaria sarebbero annegate.

Nonostante ciò, l'Italia continua a ostacolare il soccorso civile in mare.

Questo il comunicato congiunto di Sea-Watch, Sea-Eye e SOS Humanity, diffuso ieri, in cui si accusa il Governo italiano di ostacolare il soccorso civile in mare con i fermi amministrativi a cui sono state sottoposte le navi della Flotta Civile Sea-Watch 5, Sea-Eye 4 e Humanity 1:

Nell'ultima settimana, il Governo italiano ha bloccato tre navi di soccorso di ONG battenti bandiera tedesca. A Humanity 1, Sea-Watch 5 e Sea-Eye 4 è stato impedito di svolgere le loro missioni di soccorso sulla base di false accuse. Per la prima volta, il Governo italiano ha bloccato una delle navi, la Sea-Eye 4, per 60 giorni, determinando un'escalation delle sue manovre contro la Flotta Civile.Con una nuova ondata di detenzioni, il Governo italiano ha bloccato le navi di soccorso Humanity 1, Sea-Watch 5 e Sea-Eye 4, dopo che esse avevano soccorso in totale oltre 390 persone. Tutte e tre le navi fanno parte dell'alleanza United4Rescue, sostenuta dalla Chiesa protestante tedesca e da oltre 900 partner. Il fermo di 60 giorni della Sea-Eye 4 rappresenta un'escalation dell’ostruzionismo contro la Flotta Civile. Contando anche i due fermi di 20 giorni di Sea-Watch 5 e di Humanity 1, le navi di soccorso sono fisicamente tenute lontano dal Mediterraneo per un totale di 100 giorni. Dal gennaio 2023, 9 navi della Flotta Civile sono state bloccate dalle autorità italiane per 19 volte in totale.Ognuno dei tre attuali fermi si basa su false accuse e richieste illegittime. Le autorità italiane accusano in maniera fittizia gli equipaggi delle navi di non aver collaborato con la cosiddetta guardia costiera libica. Eppure tutti i fermi sono stati preceduti da tentativi della cosiddetta guardia costiera libica di deportare in Libia le persone in pericolo in mare, in violazione del diritto internazionale. In due casi - Humanity 1 e Sea-Eye 4 - gli equipaggi delle due navi sono stati minacciati con le armi. Un ragazzo di 17 anni è morto a bordo di Sea-Watch 5 dopo che tutti gli Stati costieri gli hanno negato l'evacuazione medica.La cooperazione con la cosiddetta guardia costiera libica nei "respingimenti" illegali verso la Libia viola il diritto marittimo internazionale e i diritti umani. La Libia non è un luogo sicuro per le persone soccorse in mare, come recentemente confermato ancora una volta dalla più alta autorità giudiziaria italiana. nel frattempo, sostenendo la cosiddetta guardia costiera libica, l'Unione Europea e i suoi Stati membri sono complici gravissime violazioni dei diritti umani in mare e nei centri di detenzione libici.SOS Humanity, Sea-Watch e Sea-Eye stanno intraprendendo azioni legali contro la detenzione illegale delle loro navi di soccorso. Il cosiddetto Decreto Piantedosi, sulla base del quale le navi vengono bloccate, prevede addirittura il sequestro delle navi del soccorso civili in caso di ripetuti fermi.



Crediti immagine: twitter.com/SOSMedItalia/status/1768221944124522740/photo/1

Autore Roberto Castrogiovanni
Categoria Politica
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