Oggi 4 marzo 2025 è Martedì Grasso, l’ultimo giorno del Carnevale, una festa dalle radici antiche che attraversa secoli di storia e tradizioni. Questo giorno rappresenta il culmine di un periodo di celebrazioni, maschere e festeggiamenti, ma il suo significato va ben oltre il semplice divertimento.
Le origini del Martedì Grasso si possono rintracciare nei riti propiziatori delle civiltà greche e romane. Le celebrazioni in onore di divinità come Saturno e Dioniso erano caratterizzate da eccessi, banchetti e l’uso di maschere per annullare le differenze sociali. Questi rituali, che favorivano il rinnovamento e la fertilità, erano occasioni per invocare la protezione divina e la prosperità per il futuro.
Con l’affermarsi del Cristianesimo, la Chiesa decise di incanalare queste tradizioni in un nuovo significato religioso. Il Carnevale venne collocato nel periodo precedente alla Quaresima, un tempo di penitenza e riflessione di quaranta giorni che porta alla Pasqua. Se inizialmente la Chiesa si oppose agli eccessi di questa festa, col tempo essa ne assimilò alcuni elementi, trasformandola in un’occasione per prepararsi spiritualmente al sacrificio quaresimale.
Il termine “Martedì Grasso” deriva dall’usanza di consumare ricchi pasti a base di carne e altri cibi sostanziosi prima dell’inizio della Quaresima. Questo giorno segnava l’ultima occasione per concedersi piatti abbondanti prima dell’astinenza e del digiuno imposti dal periodo successivo. Il termine “Carnevale” stesso ha origini latine e significa “eliminare la carne” (dal latino “carnem levare”), sottolineando il divieto di consumare carne nei giorni seguenti.
Oltre a rappresentare un momento di allegria, il Martedì Grasso assume anche un valore simbolico più profondo: esso segna il passaggio da un periodo di abbondanza e spensieratezza a un tempo di introspezione e purificazione spirituale. Questa dualità rende il Carnevale una festa unica, capace di combinare elementi pagani e cristiani in una tradizione che ancora oggi viene celebrata in molte culture del mondo.
Il Martedì Grasso assume nomi diversi in varie parti del mondo, riflettendo l’universalità di questa celebrazione. Nel Regno Unito, è conosciuto come “Shrove Tuesday”, un giorno dedicato alla confessione e al consumo di frittelle dolci. Negli Stati Uniti, specialmente a New Orleans, il “Mardi Gras” è una delle celebrazioni più spettacolari, con sfilate in maschera e festeggiamenti che attraggono visitatori da ogni parte del mondo.
In definitiva, il Martedì Grasso rimane una festa dalle molteplici sfaccettature, in grado di coniugare il passato e il presente, il sacro e il profano, la festa e la riflessione. Un evento che continua a unire le persone attraverso il tempo e le culture, mantenendo viva la sua essenza di gioia e trasformazione.
Ma non è veramente Carnevale fino a che non si mangiano i dolci tipici della festa. Frappe e castagnole sono immancabili.
Ricette semplici della tradizione popolare dall’aspetto scenografico e dal profumo irresistibile: i dolci tipici del Carnevale iniziano già a farsi largo tra i banchi di pasticcerie e gastronomie. Nella maggior parte dei casi sono fritti, cosparsi di zucchero e realizzati con pochi ingredienti. Tra quelli più famosi, le frappe e le castagnole primeggiano con le loro caratteristiche inconfondibili. Scopriamo insieme il segreto del successo di questi dolci carnevaleschi, tutti i trucchi per prepararli e le varianti più gettonate.
Conosciute anche con il nome di Favette o Tortelli, le castagnole devono il loro appellativo alla distintiva forma tondeggiante simile a quella delle castagne. L’origine della ricetta e la prima comparsa sulle tavole probabilmente risale al lontano Settecento, dove sono stati trovati, in alcuni manoscritti, i riferimenti alla tipica preparazione fritta e coperta di zucchero semolato. Da qui, l’ampia diffusione in quasi tutte le regioni italiane – dalla Lombardia alla Campania, passando per l’Abruzzo e il Molise – che hanno reso le castagnole il dolce carnevalesco per antonomasia.
Piccole palline di pasta fritta dal soffice impasto a base di farina, burro, scorza di limone, lievito e zucchero, le castagnole si possono preparare anche in casa in modo facile e veloce. L’importante è seguire alcune piccole accortezze da cui ne dipenderà la perfetta riuscita. Per prima cosa, scegliete un uovo abbastanza grande (del peso di circa 70 gr. circa) in modo da rendere l’impasto non troppo secco e asciutto. Come da tradizione, inoltre, aggiungete all’impasto il liquore all’anice e scegliete dello zucchero semolato per completare la superficie: la scelta di questa tipologia di zucchero al posto di quello a velo vi consentirà di mantenere la consistenza delle castagnole bella morbia e umida. Passando all’operatività: prima di tutto mescolate la farina insieme al lievito ben setacciato e formate una fontana su una spianatoia. Aggiungete al centro lo zucchero, l’uovo, la buccia grattugiata di un limone, la vaniglia e il burro morbido tagliato a piccoli pezzetti. Cominciate a lavorare l’impasto con le mani e unite anche un pizzico di sale e il liquore. Dovrete ottenere un panetto liscio ed elastico che lascerete riposare in frigorifero avvolto con la pellicola per circa mezz’ora. Dividete, quindi, l’impasto in tante palline da circa 10 gr. ciascuna e tuffatele in olio bollente (la temperatura ottimale si aggira intorno ai 173-175° C) per 2-3 minuti. Scolatele, lasciatele intiepidire leggermente e spolveratele con abbondante zucchero semolato.
Alla ricetta base, che non prevede ripieni particolari, possono affiancarsi numerose varianti: quanto alla cottura, potete scegliere di cuocere le vostre castagnole al forno, invece che fritte, per una versione più light. Ma ciò che farà scatenare di più la vostra fantasia saranno i possibili ripieni: crema o ricotta, ma anche cioccolato e marmellata. Infine, se avete delle esigenze alimentari particolari non dimenticatevi che potete facilmente realizzare l’impasto con farine alternative (come quelle gluten free) oppure sostituire il burro con della margarina.
Le frappe sono forse il dolce di carnevale a cui sono attribuiti il maggior numero di appellativi. Quasi ogni regione ha un proprio nome per questo dolce: berlingozzi o cenci in Toscana, crostoli in Friuli, struffoli in Campania e chiacchere in Lombardia. L’elemento comune e inconfondibile delle frappe rimane comunque la loro forma piatta e dentellata e l’inebriante profumo. Quanto all’origine della ricetta, non è difficile credere che di questo dolce carnevalesco già si sia iniziato a parlare nella Roma classica in occasione dei saturnali. Ma probabilmente è con la Regina di Savoia che le frappe hanno raggiunto l’apice della loro fama: si racconta, infatti, che la regina fu rapita da un improvviso desiderio di questi dolci tanto da farli preparare seduta stante al cuoco di corte per tutti i suoi ospiti.
Preparare le frappe è facilissimo: basterà lavorare su un piano da lavoro la farina con le uova, il burro, lo zucchero, un pizzico di sale e la scorza grattugiata del limone. Dovrete ottenere un impasto liscio, omogeneo e non troppo appiccicoso: fate riposare il panetto per circa una mezz’ora in un luogo fresco. Quindi, riprendete l’impasto e tiratelo con il matterello così da ottenere una sfoglia sottile di circa 3-4 mm. di spessore. Tagliate con una rotella dentellata tante strisce di 4 cm di larghezza e friggetele in olio di semi di arachidi bollente fino a che non diventeranno belle dorate. A questo punto, scolatele e spolveratele con dello zucchero a velo.