Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, mercoledì ha ricevuto al Quirinale i magistrati di nuova nomina della Corte dei Conti, accompagnati dal Presidente Angelo Buscema.

Il discorso tenuto poi da Mattarella ai magistrati non può essere considerato come di circostanza. Infatti, approfittando dell'occasione, il presidente della Repubblica ha inviato più di un ammonimento al Governo del cambiamento in relazione alla legge di bilancio per il prossimo anno.

Mattarella, ha sottolineato che «la Corte costituzionale ha ricordato che “il bilancio è un "bene pubblico" nel senso che è funzionale a sintetizzare e rendere certe le scelte dell'ente pubblico, sia in ordine all'acquisizione delle entrate, sia alla individuazione degli interventi attuativi delle politiche pubbliche”.Ogni amministratore, a conclusione del mandato, è sottoposto al giudizio del corpo elettorale che valuta le scelte politiche, tradotte in concrete azioni di governo attraverso le decisioni di bilancio. Spetta alla Corte, a garanzia della stessa rappresentanza democratica, assicurare il rispetto dei principi di legalità, annualità, pubblicità, integrità, universalità e unità dei bilanci pubblici. [...]Dopo la revisione costituzionale del 2012 e la modifica dell'art. 81 della Costituzione, l'equilibrio di bilancio, osserva la Corte costituzionale, implica “in prospettiva dinamica la continua ricerca di un armonico e simmetrico bilanciamento tra risorse disponibili e spese necessarie per il perseguimento delle finalità pubbliche”.L'esercizio di bilancio ha a che fare con il pieno dispiegarsi dei diritti delle persone, la sana gestione con la tutela della solidarietà intergenerazionale.La nascita e lo sviluppo dello Stato democratico sono indissolubilmente legati all'affermazione e all'espansione dei diritti sociali quale strumento idoneo ad affermare i principi di libertà e di eguaglianza posti dal costituente a fondamento della Repubblica.Una delle sfide più impegnative del tempo in cui viviamo sta proprio nella ricerca di un contemperamento tra esigenze di bilancio e tutela dei diritti sociali sanciti dalla Costituzione.Si tratta di un tema delicato che richiede di agire sempre con grande saggezza. Vi sono, da un lato, diritti incomprimibili che devono essere salvaguardati, con priorità su altri interessi, anche a fronte di pressanti esigenze di bilancio.È, d'altronde, evidente come, senza finanze pubbliche solide e stabili, non risulti possibile tutelare i diritti sociali in modo efficace e duraturo, assicurando l'indispensabile criterio dell'equità intergenerazionale.In quest'ambito il bilanciamento dei valori e la verifica delle compatibilità spettano agli organi di indirizzo politico, nel rispetto del dettato costituzionale.»

Mattarella, come si dice in casi analoghi, dando un colpo al cerchio ed uno alla botte, ha ricordato al Governo che è giusto sì operare per il bene pubblico, ma se si fa senza tener conto delle risorse a disposizione, a farne le spese sarebbero poi le generazioni future. Quindi, il Governo ha sì tutto il diritto di fare le sue scelte per il bene pubblico, ma non può operare al di là del dettato costituzionale, con la Consulta che dopo la modifica dal 2012 all'articolo 81 non può ignorare i vincoli imposti dall'equilibrio di bilancio.

Questo vuol dire che Mattarella potrebbe addirittura non firmare la legge di bilancio del Governo gialloverde se la ritenesse incongrua e, pertanto, incostituzionale? È impossibile affermarlo, però è anche evidente che se Mattarella non avesse avuto perplessità al riguardo non avrebbe certo pronunciato le parole sopra riportate.