La Corte di Giustizia dell'Ue boccia la riforma della giustizia voluta dai sovranisti polacchi
La riforma della giustizia polacca introdotta nel 2019 viola i principi fondanti dell'Unione Europea.
Questo è quanto ha deciso oggi la Corte di giustizia dell'Unione cui aveva fatto ricorso la Commissione Ue, sostenuta da Belgio, Finlandia, Danimarca, Svezia e Paesi Bassi, per cancellare una legge definita "museruola", poiché tramite le norme varate limitava l'indipendenza della magistratura.
La Corte di giustizia ha sentenziato che la pubblicazione online delle dichiarazioni di appartenenza dei giudici ad associazioni, fondazioni senza scopo di lucro o partiti politici viola il loro diritto alla privacy e potrebbe essere utilizzata per influenzarli.
Non è la prima volta che la Polonia entra in conflitto con l'Ue su questioni che riguardano i diritti fondamentali dell'individuo e quelli liberal-democratici delle istituzioni, da quando nel 2015 è salito al potere il PiS, Legge e Giustizia, il partito dei sovranisti polacchi che in Europa è alleato con i (post) fascisti di FdI guidati da Giorgia Meloni, nel gruppo ECR.
La riforma della giustizia voluta da Varsavia, varata nel dicembre 2019, è costata alla Polonia una sanzione da parte di Bruxelles di un milione di euro al giorno, a partire dal 3 novembre 2021. Ma il governo polacco non aveva comunque sentito ragioni. Questa volta, però, la decisione è inappellabile.
Didier Reynders, commissario alla Giustizia, ne ha sottolineato l'importanza: "Oggi è un grande giorno per il ripristino dell'indipendenza della giustizia in Polonia. Ora ci aspettiamo che la Polonia rispetti questa decisione".
Una decisione in cui si stabilisce, in modo netto, che "il valore dello stato di diritto fa parte dell'identità stessa dell'Unione come ordinamento giuridico comune e si concretizza in principi che comportano obblighi giuridicamente vincolanti per gli Stati membri".
Uno dei tanti "conservatori" del governo polacco, il viceministro della giustizia Sebastian Kaleta, ha liquidato la sentenza definendola una "farsa".
Ma dato che la "farsa" è definitiva e pertanto inappellabile, se la Polonia non modificherà le norme ritenute illegali dalla Corte di giustizia, questa potrà imporre nuove ulteriori sanzioni finanziarie.
Il ministro polacco per gli affari europei, Szymon Szynkowski vel Sek, ha dichiarato che alcune delle questioni sollevate dalla Corte sarebbero già state affrontate. Ad oggi, però, la Commissione europea ha bloccato l'accesso di Varsavia a 35,5 miliardi di euro relativi al Recovery Fund oltre ad altri svariati miliardi in fondi destinati ad aiutare i paesi membri più poveri a recuperare ritardi nello sviluppo.
Domenica, i partiti di opposizione hanno organizzato una protesta a Varsavia in vista delle politiche del prossimo autunno, che ha radunato mezzo milione di persone.