«Penso che sia venuto il momento di chiamare ad una mobilitazione nazionale gli italiani che non si rassegnano a vedere questo Paese in preda ai seminatori di odio. Il Pd fa un passo avanti e chiede a tutti di fare altrettanto. Il Pd rilancia il suo impegno anche con la piazza del 29 settembre, a Roma. Sarà "la piazza per l’Italia che non ha paura". Possiamo e dobbiamo costruire una prospettiva di speranza per il Paese».

Questo ha annunciato Maurizio Martina in una intervista a Repubblica. L'idea è venuta dopo aver visto che a Milano, per "salutare" l'incontro tra Salvini e Orban, si era riunita a San Babila un'enormità di persone, considerando che l'organizzazione della manifestazione di protesta era stata fatta soprattutto con il passaparola.

E allora perché non battere il ferro finché è caldo?


«Milano è stato un segnale chiaro che va colto. Proprio per questo - ha detto Martina - promuoviamo una manifestazione nazionale a Roma, chiamando a raccolta persone ed energie, come tappa essenziale del nostro lavoro. Tanti lo chiedono. Insieme dobbiamo costruire un’alternativa al governo, un progetto unitario, un pensiero nuovo. Il momento lo impone.

Lega e Cinque Stelle stanno demolendo i sacrifici fatti dagli italiani. L’Italia sta diventando la frontiera più delicata del futuro europeo. Affronteremo un autunno rischioso dal punto di vista economico e sociale. L’attuale governo maneggia con una superficialità disarmante questioni che hanno a che vedere con la fatica che la gente ha fatto in tutti questi anni di crisi».

Ma il problema è che la manifestazione la organizza il Partito Democratico. Un partito che ha rifiutato di fare un'analisi della sconfitta, l'ennesima, alle politiche del 4 marzo. Un partito che, come hanno dimostrato fatti e dichiarazioni recenti, è sempre controllato - si potrebbe dire anche in ostaggio - di colui che lo ha portato alla sconfitta e sta lavorando per la sua dissoluzione: Matteo Renzi.

Per chiunque pensi che quella del Governo attuale sia una deriva fascista e sfascita allo stesso tempo, l'occasione di testimoniarlo in piazza è sicuramente ghiotta... ma farlo per finire per promuovere ancora una volta Matteo Renzi è non solo sconfortante, ma anche paradossale.

Inoltre, il guaio del Pd è che il renzismo ne ha così inquinato le radici (peraltro già di per sé mezze marce), tanto che quel partito , pur definendosi socialista, continua ad essere, volendo esser generosi, di centrodestra con qualche vaga sfumatura di sinistra.

E così, mentre Maurizio Martina da una parte ne auspica la rifondazione con il futuro veto a politicismi e autoreferenzialità per "ripartire dalle persone e dalle loro necessità", dall'altra cita come riferimenti per la rinascita Sanchez, Tsipras e... Macron!

La fantasia di Martina è pari all'inconsapevolezza per ciò che dice. Citare Sanchez, Tsipras e Macron come riferimenti per ripartire dalle persone e dalle loro necessità, in grado di riportare il Pd al 30%, lascia esterrefatti. Infatti, è inutile andare a cercare i Renzi de noantri quando abbiamo in casa l'originale!

Finché il Pd non capirà che la rinascita della sinistra passa almeno, anche se non esclusivamente, da Jean-Luc Mélenchon o Jeremy Corbyn, i populisti giallo verdi - oppure se preferite gli estremisti di destra, oppure secondo alcuni i neofascisti - potranno dormire sonni tranquilli. E per organizzare le manifestazioni di protesta, non sarà necessaria piazza San Giovanni, perché in quel caso sarà più che sufficiente, ampiamente sufficiente, piazza del Gesù.