"Io credo che per la salute sia necessario che le Regioni siano in qualche modo guidate dal Ministero della Salute. Credo che il Ministero debba avere comunque non solo un potere di indirizzo e distribuzione dei fondi ma deve anche sostenere un meccanismo virtuoso insieme alle Regioni per capire chi lavora meglio e aiutare chi è in difficolta o non riesce a lavorare così bene. ...Già dal 2001 gran parte della sanità è affidata alle Regioni. Delle differenze ci sono già adesso e bisogna analizzare bene tutto il sistema sanitario nazionale, però già attualmente c'è una grossa autonomia se si considera che l'80% delle spese dei bilanci di una Regione sta proprio sulla sanità. Da ciò si capisce quanto sia importante il peso delle Regioni, ma io credo che il ministero debba comunque avere un ruolo di indirizzo. ...Il ministero deve dunque lavorare con le Regioni perché i gap che ci sono tra regione e regione addirittura sull'attesa di vita sono completamente inaccettabili in una nazione moderna come la nostra. Per la salute è necessario cioè che le Regioni siano in qualche modo guidate dal Ministero".
Questo è quanto ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci a margine del convegno che ha anticipato la giornata mondiale sul cancro promosso dall'Aiom a commento del disegno di legge del collega Calderoli approvato in Consiglio dei Ministri.
Un provvedimento che ha generato non poche perplessità anche tra i medici. Ecco come ne ha parlato all'Ansa Pierino Di Silverio, segretario di Anaao-Assomed, il maggiore dei sindacati dei medici ospedalieri:
"È un provvedimento di disgregazione sociale, che va nel senso di una disintegrazione di ciò che resta di un welfare state che in Italia è già ai minimi termini ed in profonda crisi. Vuol dire non volere più l'unità del Paese. ...La sanità diventerà un affare da ricchi, e la qualità delle cure dipenderà dalla fortuna di nascere in una parte ricca del paese o dalla fortuna di nascere ricchi. ... Questo ddl non ha coinvolto le parti sociali ed appare come una deregulation , ovvero la volontà di creare piccoli contenitori-regioni con la conseguenza di aumentare le diseguaglianze. Questi non sono principi democratici. ...Già oggi il costo complessivo della mobilità sanitaria è di 600 milioni, ma questo costo aumenterà sicuramente con l'autonomia differenziata, perché i cittadini sarebbero ancor più spinti ad andare verso regioni più dotate".