Il Segretario generale della NATO Jens Stoltenberg, nella sua prima dichiarazione in merito all'incursione delle Forze armate ucraine nell'oblast russo di Kursk, rilasciata in una intervista al quotidiano tedesco Die Welt, ha sottolineato che l'operazione è in linea con il diritto di Kiev all'autodifesa.

Stoltenberg ha ricordato che la Russia sta conducendo una guerra di aggressione contro l'Ucraina da oltre 900 giorni, durante i quali ha lanciato numerosi attacchi dall'oblast di Kursk.

"I soldati, i carri armati e le basi militari russi sono obiettivi legittimi secondo il diritto internazionale", ha detto il segretario dell'Alleanza Atlantica, aggiungendo che "il diritto all'autodifesa non può fermarsi al confine".

Stoltenberg, e come lui i leader dei Paesi che supportano Kiev, non ha però spiegato perché ciò che viene indicato oggi come sacrosanto, non lo era ieri... dal tipo di armi da fornire agli ucraini, fino a dove poterle utilizzare. 

Stoltenberg ha voluto precisare anche che la NATO non avuto alcun ruolo nell'ideazione e nella pianificazione della controffensiva, ribadendo nuovamente che che comunque continuerà a sostenere l'Ucraina con consegne di armi e attrezzature, entrambe vitali per contrastare l'invasione russa.

E visto che ormai si riducono sempre di più le limitazioni alle regole d'ingaggio per l'uso delle armi fornite all'Ucraina, questo finirà per creare difficoltà ad alcuni governi dei Paesi partner, come ad esempio l'Italia, dove non vi è unità di veduta su come, dove e quando le armi date a Kiev debbano essere impiegate. 

Dopo il vertice di maggioranza di ieri, FdI ha diffuso una nota in cui era scritto che vi era "condivisione sulla crisi in Medio Oriente e sulla posizione del governo italiano relativamente alla guerra in Ucraina".

Contemporaneamente, la Lega di Salvini, diffondeva una nota che, in relazione alla politica estera, si parlava di "appoggio a Kiev, ma contrari a ogni ipotesi di interventi militari fuori dai confini ucraini".

La nota è stata poi modificata, ma nessuno crede che sia stata diffusa per un semplice errore, come poi dichiarato dai comunicatori leghisti.