La vicenda Aquarius, che al di là di qualsiasi valutazione ha mostrato il livello di approssimazione e scarso rispetto delle istituzioni sia nazionali che internazionali dell'attuale governo, oltre ad aver innescato una polemica a livello europeo di alcuni Paesi contro l'Italia, ha causato anche le proteste del mondo cattolico.

Già nei giorni scorsi il cardinal Ravasi è stato sommerso dagli insulti social, che ormai sono una consuetudine e non fanno neppure più notizia, conseguenza di un'informazione allarmista nei confronti del fenomeno migrazione, esasperata e spesso esagerata, che è servita a supportare la propaganda di alcune forze politiche e non certo a rendere un buon servizio alla verità.

Rimanendo nel mondo cattolico, può essere utile, sui migranti, riportare l'opinione dei missionari che, rispetto a Salvini & soci, qualche informazione in più possono senz'altro averla, vista la loro esperienza.

La Conferenza degli istituti missionari italiani (Cimi), il Segretariato unitario di animazione missionaria (Suam) e la Commissione Giustizia, Pace e Integrità del Creato (Gpic) della Cimi - che possono essere riassunti come organismi di coordinamento di tutti i missionari italiani - hanno inviato una lettera al presidente del Consiglio Conte, in seguito alla vicenda della nave Aquarius.

Questo il contenuto...

"Il rifiuto di prestare soccorso ai migranti non ha precedenti nella nostra storia ed è in flagrante violazione delle convenzioni internazionali, di cui anche l’Italia è firmataria, che obbligano il soccorso in mare a chi è in pericolo di morte. Tra i migranti sulla nave ci sono oltre cento minori non accompagnati e sette donne incinte. Una cinquantina di migranti sono stati salvati mentre erano a rischio di morire annegati.

I missionari nella lettera non dimenticano le responsabilità degli altri Paesi europei nella vicenda, biasimando la decisione di Malta, prima destinazione dello sbarco, "che si è rifiutata di accettare l’attracco della nave Aquarius. Così come la chiusura della Francia e della Spagna (che all’ultima ora si è resa disponibile a ricevere la nave nel porto di Valencia) ad ogni possibilità di accoglienza dei migranti.

Ma è deplorevole e vergognoso che l’Italia decida di allinearsi [a quelle posizioni], facendo così pagare a persone innocenti e bisognose di aiuto il prezzo di una diatriba tra Stati su chi si debba assumere la responsabilità di accoglierle.

È vero, l’Italia non può essere lasciata sola di fronte a un fenomeno migratorio che ha una portata enorme e implicazioni internazionali (specie nel bacino del Mediterraneo) che chiamano in causa l’attenzione e il peso geopolitico dell’Unione europea.

È quindi corretto e giusto che il governo italiano faccia sentire le propria voce a Bruxelles, chiedendo ai partner europei di farsi carico, anche loro, del dossier migranti.

Ma, allo stesso tempo, l’Italia non può sottrarsi al dovere di accogliere persone che, in gran parte, cercano di costruirsi una vita migliore in Europa e che, in alcuni casi, fuggono da guerre e da regimi dittatoriali.

È importante che l’Italia mantenga un doppio ruolo: essere un porto sicuro per i migranti e nel contempo non smettere di sollecitare l’Europa a trovare soluzioni percorribili (non semplicemente fondate sul controllo militare delle aree di transito dei migranti, come avviene in Niger e Mali), anche nei Paesi di partenza dei migranti.

I partner europei devono essere sollecitati a spostare il baricentro delle proprie politiche verso il Mediterraneo, anche attraverso la pacificazione e la stabilizzazione degli Stati nordafricani."


Ma non è cambiato molto rispetto a quanto la Cimi già descriveva in un documento di otto anni fa in cui denunciava, da parte di ogni schieramento politico, un crescendo di dichiarazioni, di leggi, di normative che non fanno altro che attizzare in Italia un crescente razzismo e una forte xenofobia.

Un razzismo, tra l'altro, definito istituzionale che tende a descrivere l’immigrato come “cosa”, come non-persona, il cui solo valore è quello di manodopera a basso prezzo per lavori faticosi o pericolosi o umilianti: tutto, fuorché un essere umano, titolare di diritti al pari dei cittadini.

E continuano a testimoniarlo ancora oggi quelli che già allora venivano definiti luoghi della vergogna dove vivono i braccianti agricoli che raccolgono i nostri pomodori, le arance, le patate… che adesso vengono persino ammazzati a fucilate per qualche vecchia lamiera arrugginita presa da una fabbrica abbandonata e in rovina per costruirsi un rifugio.