Dopo la grande manifestazione di domenica svoltasi nella capitale Minsk, ormai da più di una settimana prosegue in Bielorussia la protesta, diffusa in tutto il Paese, per la richiesta di nuove elezioni.

Lunedì, anche la TV di Stato ha iniziato uno sciopero, mentre la candidata dell'opposizione, Svetlana Tikhanovskaya, si è proposta come leader di transizione di un governo ad interim.

Tutti, o quasi, i bielorussi sono contro Lukashenko, al "comando" del Paese dal 1994, ma lui non sembra rendersene conto... un po' come accadde a Ceausescu nell'ormai lontano 1989.

Sono stati finora centinaia i feriti nelle manifestazioni di protesta e due i morti, con la polizia che ha arrestato circa 6.700 persone, molte torturate durante il periodo di detenzione.

Oggi il dittatore bielorusso si è presentato in una fabbrica di trattori a Minsk, con gli operai che, durante il discorso, lo hanno più volte interrotto fino ad arrivare ad urlargli "vattene".

Nel suo discorso, Lukashenko ha sostenuto la validità del risultato elettorale che lo ha visto ottenere oltre l'80% di presunti consensi in questi termini: "Abbiamo tenuto le elezioni. Finché non mi ucciderete, non ci saranno altre elezioni".

Tuttavia ha dichiarato anche di essere  disposto ad indire un referendum per cedere il potere in conformità con la costituzione, ma non sotto la minaccia della violenza e non tramite le proteste di piazza.

Già la scorsa settimana, i dipendenti delle fabbriche statali bielorusse hanno scioperato in solidarietà con i manifestanti e per questa settimana sono previsti ulteriori scioperi. 

La protesta de i bielorussi contro Lukashenko ormai sembra inarrestabile.