Era da giorni che ne parlavano e finalmente se ne è avuta la conferma.

È stato lo stesso presidente Attilio Fontana a comunicare che, a seguito  della defenestrazione dell’assessore Giulio Gallera si è proceduto ad un rimpasto della giunta di centro-destra con l’ingresso di Letizia Moratti alla quale oltre alla vicepresidenza è affidato l’assessorato al Welfare.

Anche ai più distratti non può sfuggire, dunque, che l’estromissione di Gallera, non solo dall’assessorato al Welfare ma dalla stessa giunta, di fatto costituisca la ammissione palese della incapacità, incompetenza, dappocaggine con cui è stata gestita la pandemia in modo fallimentare dalla giunta Fontana.

Alla prova dei fatti, quindi, la favola salviniana che raccontava di “eccellenza della sanità lombarda”  è stata sbugiardata dagli sciagurati disastri di una giunta incapace.

Già, perché non basta disporre di ottimi medici e di strutture al top se poi non si è in grado di gestirli con competenza e serietà. 

A nulla sono serviti slogan, fake news e passerelle in TV di Salvini per occultare i tristi primati che ottenevano Fontana & Co nella lotta contro il Covid 19.

Tristi primati come, ad esempio, quello dei morti per Covid che in Lombardia ha raggiunto, ad oggi, il drammatico ed angosciante numero di 25.665, vale a dire il 33% delle vittime di Covid a livello nazionale.

Ma la dappocaggine di Fontana & Co fa sì che anche nel percorso delle vaccinazioni la regione lombarda risulti fin dai primi giorni la peggiore, proprio mentre l’Italia, almeno per i vaccini, è prima in UE, a dispetto delle fake news di Salvini.

Da oggi, dunque, la salute dei lombardi è nelle mani di Letizia Moratti le cui competenze in  materia sanitaria mi sono del tutto sconosciute.  

Speremm!!!

Naturalmente Salvini (NdR: sì, proprio quello che starnazza H24 accusando PD e M5S di essere affamati di poltrone!) non si è lasciato scappare l’occasione del rimpasto  per far accomodare due suoi fedelissimi su poltrone regionali: Guido Guidesi e Alessandra Locatelli.

Insomma, ancora una volta come non essere d’accordo con quell’antico proverbio lombardo che ci ricorda che “Milan el po’ fa el po’ di’, ma el po’ minga l’acqua in vin convertì”  (Milano può fare e dire, ma non può trasformare l’acqua in vino).