Il suono del silenzio ha nuovamente ripreso a farsi sentire con il coprifuoco, imposto a partire dal 6 novembre per cercare di interrompere il diffondersi del contagio da Covid che sta imperversando in Italia, così come in tutta Europa.

La situazione non è la stessa che abbiamo registrato in primavera, dicono i rappresentanti delle istituzioni, le cui parole sembrano, almeno finora, aver convinto la popolazione o almeno la maggior parte di essa che, nel peggiore dei casi, dà l'impressione di aver sostituito l'angoscia della malattia e della morte a quella legata all'incertezza economica.

Quindi, per quanto riguarda l'Italia, le decine di migliaia di nuovi casi di contagio e le centinaia di morti ogni 24 ore non sembrano aver prodotto quella cappa di depressione che si percepiva, palpabile, alcuni mesi fa.

Ma quello che viene da chiedersi è se la situazione in Italia e in Europa sia realmente meno grave rispetto a quella registrata nei mesi scorsi, da marzo a maggio? Secondo alcuni medici che invocano, da giorni, un nuovo lockdown nazionale non è così.

E, a dire la verità, tutti i numeri sembrano dar loro ragione. E non solo i numeri noti a tutti che giornalmente ci dicono delle centinaia di migliaia di nuovi casi e delle migliaia di vittime in tutta Europa, ma anche quelli meno conosciuti, come ad esempio le ospedalizzazioni quotidiane rispetto a quelle della prima ondata.

Secondo i dati forniti dall'European Centre for Disease Prevention and Control, nella Repubblica Ceca i pazienti in ospedale adesso sono 77 ogni 100mila abitanti, il 1.925% in più rispetto ai 4 registrati nel picco di primavera.

Qualche altro esempio per capire la gravità dell'attuale situazione in Europa?

In Belgio, adesso, sono 63 rispetto ai 50 in primavera, con un incremento del 126%, e per tale motivo anche i medici positivi al Covid, se asintomatici, continuano ad operare negli ospedali.

In Ungheria, rispetto alle 7 di primavera, le ospedalizzazioni attuali sono aumentate del 798% (63 ogni 100mila abitanti), in Polonia del 556% (51 contro 9), in Slovenia, del 914% (51 contro 6), in Bulgaria dell'880% (49 contro 6), in Slovacchia del 785% (32 contro 4), in Croazia del 276% (25 contro 9), in Austria del 213% (26 contro 12), in Portogallo del 181% (23 contro 13).

Questo è quanto sta accadendo in Europa, dove la Francia registra 42 ricoveri contro i 48 di primavera (pari all'88%), il Regno Unito 19 su 30 (pari al 65%), mentre i dati della Spagna non sono disponibili.

E l'Italia? Mentre il picco di primavera si è fermato a 55 ricoveri ogni 100mila abitanti, ad oggi siamo già a quota 43, il 78% di alcuni mesi fa, mentre ogni giorno registriamo nuovi record del numero di contagiati e un numero di morti che si avvicina ormai ai massimi di marzo/aprile.

Ed in Francia, dove il lockdown è generalizzato, ieri i nuovi contagiati sono stati oltre 60mila, mentre la media settimanale dei decessi giornalieri è di oltre 450.

Sicuri che con questi dati, che statisticamente non potranno scendere entro le prossime due settimane, sia possibile rinunciare ad un nuovo lockdown totale, per far diminuire i numeri del contagio? E dove attualmente sono in corso i lockdown nazionali e regionali, le attività - nella quasi totalità - sono rimaste aperte e, in gran parte, anche le scuole inferiori. Sarà sufficiente tutto questo a contenere il contagio?


Se l'Europa piange, l'America non può certo rallegrarsi, a partire dagli Stati Uniti dove la scellerata politica di Trump - ancor più insensata nell'imminenza delle elezioni - il 6 novembre ha fatto registrare oltre 130mila nuovi casi. Un dato che di per sé può sembrare migliore rispetto a quelli di molti Paesi europei, mentre in realtà è molto peggiore, perché il numero giornaliero di tamponi per ogni 100mila abitanti è inferiore a quello dell'Italia! 

Per questo, nelle prossime settimane il numero dei decessi negli Usa, solo ieri sono stati 1.223, aumenterà sensibilmente... e si tratterà solo del numero ufficiale, perché i morti con Covid - tra le assurdità dei negazionisti e quelle del sistema sanitario nazionale la cui assistenza è legata al reddito - negli Stati Uniti sono stati e saranno molti di più di quelli indicati nelle statistiche ufficiali.


E adesso giudicate voi se la situazione attuale, legata alla pandemia, sia meno peggiore rispetto a quella della scorsa primavera.