Il Milan cade 2-1 a Zagabria, la sconfitta con la Dinamo risulta letale per il futuro sportivo dei rossoneri in Champions League, costretti ad affrontare nei playoff una tra Feyenoord e Juventus, e poi, andasse anche bene, un'altra tra Arsenal e Inter.
Il karma che si ribella verso un club che la gloria ha conosciuto in un passato troppo lontano e che ormai pare essersi abbonato alle umiliazioni, dentro e fuori dal campo.
Giocatori lontani da una condizione accettabile, amebe sul campo, sconfitti nell'uno contro uno da onesti mestieranti croati, senza scusanti a nome di un rigore che poteva essere lasciato, mentre l'espulsione di Musah è stata sacrosanta, senza colpevolizzare il giocatore, così come Gabbia non è da crocifiggere, quando il marcio nasce in società e rimbalza, dopo la squadra, fino ai tifosi, incapaci di assumere una posizione critica accettabile, visto che già nel prossimo derby si tornerà a tifare perché il 'derby non si gioca, si vince' (da comunicato dell'AIMC).
La tristezza e il fallimento sono così totali, indipendentemente dal risultato della prossima sfida contro i cugini nerazzurri.