Le relazioni internazionali di Giorgia Meloni
Venerdì 10 Settembre al Senato si è tenuto un seminario a porte chiuse e riservatissimo, organizzato dalla fondazione Farefuturo di Adolfo Urso, senatore di Fdi e presidente del Copasir e del più importante think thank dei repubblicano americani con la partecipazione del comitato olimpico. Il seminario era destinato a 15 giovani parlamentari europei.
Come fronteggiare il crescente fondamentalismo islamico che minaccia alle fondamenta i valori del nostro Occidente? E come reagire al progetto di supremazia globale economica e tecnologica della Cina? Questi sono stati i macro temi affrontati da un parterre di
Il seminario ha affrontato i temi fondamentali su cui ricostruire una risposta delle #democrazia #occidentale dopo la disfatta dell’Afghanistan.
Due percezioni condivise:
La prima. Il ritiro #USA e occidentale dall’ Afghanistan desta pesanti interrogativi su quello che potrà avvenire in Asia centrale, nel Sahel e nell'Indo-pacifico e su quale sarà il destino del rapporto #transatlantico con un’#Europa che stenta a dar vita a una difesa comune “in assenza di una governance comune e di una politica estera comune”.
Ma quello che si nasconde dietro a questo nuovo interesse di un'importante istituzione del potere conservatore americano come l'IRI per il nostro paese e soprattutto per un partito specifico, potrebbe rappresentare una sorta di scelta di campo ben precisa. E' indubbio che la fine del lungo interregno di Angela Merkel sulla politica europea, sta provocando un pronto riposizionamento, in cui il nostro paese potrebbe giocare un ruolo nuovamente da protagonista, grazie al nuovo autorevole governo di Mario Draghi.
Ma per il grand Oldy party la figura superpartes ed istituzionale di Draghi non può certo rappresentare un cavallo su cui poter puntare. Occorre una figura che sia meno identificabile con il sovranismo, che potrebbe riportare alla memoria il periodo trumpiano, esperienza che il partito repubblicano, o almeno la parte più tradizionalista di essa vorrebbe mettersi presto alle spalle, come Salvini, ma vicina alle idee conservatrice e di destra tradizionale che incarna invece la Meloni e il suo partito. anche il fatto che da qualche mese Giorgia Meloni ricopra la carica di presidente dei conservatori europei sicuramente le dona quella autorevolezza e quella credibilità a livello internazionale che altri leader italiani non possono vantare.
In un’intervista a Formiche.net di luglio il direttore francese del programma Europa dell’Iri Thibault Muzergues, il principale tessitore delle nuove "trame" romane del think tank, aveva spiegato come l’istituzione “lavora da tempo e bene sia con l’Ecr che con il Ppe”. D'altra parte non a caso la Meloni era stata l'unica leader europea ad essere invitate ad intervenire agli ultimi due appuntamenti del CPAC, la più importante convention annuale del partito repubblicano Usa. Insomma la leadership della Meloni oltre al consolidamento in Italia, dove ormai tutti i sondaggi la vedono come leader del partito più votato, sta costruendo una fittissima rete di relazioni internazionali, che certamente potrebbero molto aiutarla nella lunga corsa alla premiership, soprattutto nella contesa con il suo alleato/rivale Matteo Salvini.