Una nota rilasciata nella serata di ieri dal portavoce di Downing Street annunciava il ricovero del premier Britannico Johnson per coronavirus.

“Questa è una misura precauzionale poiché il Primo Ministro continua ad avere sintomi persistenti da coronavirus 10 giorni dopo essere stato testato positivo”.

Semplici esami di controllo veniva ribadito da Downing street anche questa mattina, ma l’agenzia russa Ria Novosti parlava di un Boris Johnson attaccato a un ventilatore polmonare per aiutarlo a respirare.

La situazione, pertanto, era definita molto più grave di quella dichiarata dalle autorità britanniche. Durante la giornata, la notizia non è stata confermata, ma neppure smentita, così come quella relativa al decesso del Principe Filippo per complicazioni da coronavirus.

Il Premier britannico Boris Johnson all’inizio dell’emergenza da coronavirus nel Regno Unito aveva dichiarato che il Paese avrebbe seguito la strada della cosiddetta immunità di gregge, affermando che i britannici si sarebbero dovuti abituare a perdere le persone care, ma alla fine i primi dati dei morti e dei contagi hanno dimostrato l'impossibilità di realizzare quel piano.

"Nel corso del pomeriggio di lunedì, però, le condizioni del primo ministro sono peggiorate e, su consiglio del suo team medico, alle ore 20 è stato trasferito nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale St. Thomas". Questo è quanto riportato in una nota del suo portavoce, in cui si precisa anche che "il Primo Ministro sta ricevendo un'eccellente cura e ringrazia tutto il personale del SSN per il duro lavoro e la dedizione".

Il ricovero in terapia intensiva è stato definito come precauzionale nel caso in cui Johnson avesse bisogno di ventilazione per superare questa malattia.

Nel frattempo, se si presentasse la necessità, qualsiasi decisione in capo al Governo sarà presa dal ministro degli Esteri, Dominic Rabb, indicato da Johnson quale suo sostituto temporaneo, in quanto Primo segretario di Stato.