Mancano pochi giorni al  rientro in classe di tutti gli alunni per la didattica  in presenza almeno per quelli che si trovano nelle zone gialle ed arancione. Alla   saggia decisione di ritornare ad occupare i banchi speriamo faccia seguito anche un presto ritorno alla normale vita quotidiana. I  lunghi mesi di lockdown e le dure misure restrittive anticovid, che hanno inciso fortemente sulla scelta del governo di far lavorare in maniera online i cittadini, ha comportato disagi non indifferenti sul piano del benessere psicofisico.

A pagarne di più le conseguenze però sono stati i giovani che oltretutto si sono visti cambiare il loro mondo adolescenziale: stop ai primi incontri d'amore, rinucie ai baci, agli abbracci ed alle uscite in comitiva. L'emergenza sanitaria ha stravolto gran parte della la loro vita privata, specie sentimentale ed affettiva. Meno contatti sociali dal vivo  dunque e più aumenti di casi di ansia e di depressione. 

L'indagine nazionale sugli stili di vita degli adolescenti, realizzata annualmente da Laboratorio Adolescenza ed Istituto di ricerca Iard, seppur ancora in corso, ha già presentato alcune prime evidenze sull'effetto che il covid19 ha avuto, ed ancora sta avendo, sui giovani, sulla loro psiche e sul loro benessere fisico. La situazione altalenante tra Dad (didattica a distanza)  ed in presenza, le continue chiusure dei parchi e degli altri luoghi di integrazione sociale hanno disorientato la fase adolescenziale della vita. 

Ogni ragazzo, secondo le proprie capacità, ha dovuto adeguarsi ad un mondo del tutto nuovo, chiuso tra le mura domestiche ed accessibile solo alle  persone della famiglia, avente come  unica valvola di sfogo la comunicazione online tramite computer, tablet e smartphone.

I giovani in poche parole, a causa dell'invito forzato a stare in casa per colpa della pandemia, sono stati esposti maggiormente all'utilizzo eccessivo di social-media  che, aggiunto alle ore che  ordinariamente già trascorrono durante il giorno, hanno alterato la loro condizione psicofisica. Lo studio in corso infatti ha evidenziato due aspetti poco rassicuranti nella crescita e nello sviluppo dei giovani: un’alterazione della qualità del sonno associato al ritardo dell'orario in cui vanno a dormire ed una situazione di stress persistente compensata da un regime alimentare scorretto e che, molto probabilmente, causa di sindromi metaboliche dovute alla poca attività fisico-sportiva.

Non poco sono i giovani che hanno affermato di aver mangiato più del solito durante le fasi del lockdown e di aver rispettato poco gli orari dei pasti, mangiucchiando per tutto l'arco della giornata soltanto alimenti spazzatura. 

Il pericolo dunque non è solo il covid19, ma anche tutto ciò che ad esso si associa, come i problemi  psichici. Se negli ultimissimi anni si stava registrando un assestamento nel regime alimentare adesso bisogna aspettarsi un pericoloso passo indietro. 

A questo, come abbiamo già visto, va ad aggiungersi anche la sindrome da fase del sonno ritardato, dovuta ovviamente alla drastica riduzione delle ore di sonno a cui i giovani erano abituati e comunque  non compensata dalla sveglia mattutina ritardata per effetto della Dad che si raggiunge passando direttamente dal letto alla classe virtuale. 

Social, piattaforme, videogiochi, film e serie tv  dunque hanno caratterizzato l'esistenza degli adolescenti durante l'intero periodo dello "stare in casa". Auguriamoci che la didattica in presenza sia un ausilio di buon recupero, oltre che formativo, anche relazionale, diretto principalmente  a garantire una buona ripresa sociale ed una vita più che mai salutare.