Ieri i sindacati sono andati alla sede del MISE per essere aggiornati sulla trattativa di assegnazione dell'Ilva. Seduti al tavolo hanno appreso due fatti.

Il primo che l'acciaieria sarebbe andata alla cordata AmInvestco, composta da Marcegaglia, Arcelor e Intesa San Paolo, mentre sarebbe risultata meno conveniente l'offerta di AcciaItalia, cordata formata da Arvedi, Jindal, Del Vecchio e Cdp.

Il secondo fatto, forse più importante, è che qualunque delle due cordate avesse vinto, entrambe hanno indicato che al momento in Ilva ci sono dai 5000 ai 6000 lavoratori in più, definiti esuberi, anche se sono persone.

Dove tali esuberi debbano essere tagliati non è stato detto. All'incirca, il loro numero corrsponde a circa un terzo della forza lavoro dell'Ilva distribuita in parte in Liguria, 2500 persone, ed in parte in Puglia, a Taranto con 12500 persone. Da stabilire anche la ricaduta sull'indotto in seguito a tale riduzione di personale.

Inoltre, il ministero non ha dato alcuna indicazione neppure sul perché un'offerta, quella AmInvestco, sia stata più conveniente del'altra. Un prossimo inlcontro al ministero dello Sviluppo è previsto per giovedì 1 giugno.

Questo il commento a caldo di Maurizio Landini, segretario della Fiom-Cgil: «È stato un incontro deludente, anche perché non abbiamo capito le ragioni della scelta di una proposta anziché l'altra. Non c'è stato spiegato. Abbiamo chiesto di avere una comparazione, perché vogliamo capire meglio le ragioni che portano a valutare migliore una proposta.

[Sull'incontro di giovedì] allora dovremmo capire meglio, in ogni caso sia nella proposta che dai commissari viene valutata migliore che nell'altra c'è una riduzione occupazionale inaccettabile, perché stiamo parlando di 5-6 mila persone in meno.»

Alle dichiarazioni di Landini, si affianca la nota congiunta di Fiom e Cgil: «In primo luogo non ci sono state spiegate le ragioni per le quali i commissari hanno individuato come migliore l'offerta di AmInvestco, non avendoci presentato una comparazione che illustrasse punto per punto le differenze fra i due piani, sia dal punto di vista della produzione che del risanamento ambientale, degli investimenti e degli aspetti economico-finanziari.

Inoltre, per quanto ci riguarda, è inaccettabile la previsione, per entrambi i piani, di una riduzione dell'occupazione di circa 5-6.000 lavoratori in tutto il gruppo. Il ministro Calenda, che ha ribadito che la decisione finale sull'aggiudicazione spetta al governo, ha tenuto a precisare che sarà vincolante l'accordo sindacale.

Per noi è necessario, affinché questo non sia un modo per scaricare responsabilità sui lavoratori e sui sindacati, che il governo svolga fino in fondo il suo compito.»