Le mozioni di sfiducia a Bonafede saranno per Renzi una nuova occasione per minare Conte?
Come comunicato nella seduta del 19 maggio dal presidente di turno, mercoledì 20 alle 9:30 nell'aula del Senato è prevista la discussione delle mozioni di sfiducia individuale nei riguardi del ministro della Giustizia, il 5 stelle Bonafede.
Le mozioni in questione sono due: una è stata presentata da Romeo e altri, l'altra vede come prima firmataria la senatrice Bonino.
In entrambe, partendo dalla mancata nomina al DAP di Nino Di Matteo, si ricostruiscono le decisioni prese dal ministro Bonafede negli ultimi due mesi per dimostrarne, se non la connivenza con la criminalità organizzata, perlomeno una scarsa, se non assente, capacità nel gestire la macchina della Giustizia.
Le due mozioni di sfiducia sono state presentate al Senato, l'Aula in cui i numeri del Governo non sono poi così saldi.
Naturalmente, i 5 Stelle non prendono neppure in considerazione l'eventualità di una sfiducia a Bonafede, come dimostra la dichiarazione del capo politico pro tempore, Vito Crimi:
"Sono convinto che la maggioranza voterà compatta. Il ministro della Giustizia è il capodelegazione del MoVimento 5 Stelle al Governo, un ministro importante. Se qualcuno nella maggioranza votasse la sfiducia ovviamente sarebbe una sfiducia al governo, questo è evidente a tutti: ma sono convinto che non ci saranno sorprese".
Il qualcuno cui Crimi fa riferimento sono i parlamentari di Italia Viva che in più occasioni hanno ampiamente dimostrato la loro insofferenza nei confronti dei pentastellati.
E che anche nei confronti di Bonafede il loro atteggiamento sia critico, lo dimostra l'intervento di alcuni giorni fa della renziana Lucia Annibali, in replica all'informativa del ministro della Giustizia avvenuta alla Camera.
Difficile credere che Renzi possa utilizzare l'appuntamento di domani come quello decisivo per poter far cadere Conte, ma c'è da scommettere che i renziani abbandoneranno l'Aula al momento del voto, in modo da evitare una sfiducia palese a Bonafede, sottolineando però, in tal modo, la loro distanza dal ministro e dai 5 Stelle.
Astenendosi e rimanendo in Aula, in base al regolamento del Senato il voto sarebbe da considerarsi equivalente ad un no.
Naturalmente, la scelta politica di Italia Viva sarà usata dalle opposizioni, logicamente, per scatenare un ulteriore canea nei confronti del Governo e della necessità che questo cada perché non più sostenuto da una maggioranza... ma il tutto, bisogna ricordarlo, rientra nelle strategie politiche di Matteo Renzi che, al di là delle dichiarazioni di facciata, vive per tessere trame, tranelli, nuove e vecchie alleanze tra promesse e ricatti, guidato dal suo istinto o, più correttamente, dalla sua natura.
Pertanto, domani assisteremo ad un nuovo passo in avanti verso il pieno ritorno alla normalità, che l'emergenza Covid aveva bruscamente interrotto.