Troppe informazioni. Quando non seguono le logiche mainstream, così da favorire le manovre di un certo sistema, allora sono all’estremo di esso. Però sempre con la stessa frenesia ed enfasi e determinazione: a prevaricare. Nulla può essere veramente ragionato, ponderato, riflettuto, pacato, ma è un’informazione che lotta aspramente contro essa stessa inabissando la già improbabile verità. Un informazione che corrode le sinapsi e anestetizza ogni buona intenzione di comprensione e, ancor di più, il desiderio di confronto.

Ma piuttosto che lamentarsi è più utile rimediare. Se questa è l’attuale realtà bisogna rimboccarsi le maniche e stare sempre attenti, vigili, critici. Scrutare e perdere quel minimo tempo necessario a determinare la bontà dell’informazione che ci viene ovunque e in qualunque forma proposta.

Prenderei un esempio che ieri ha attratto la mia attenzione, e che tratta una materia assai delicata e importante: la salute.

Forse vi sarete già imbattuti nella notizia che è stata rilanciata per tutto il mese di febbraio soprattutto attraverso i social, linkando diverse sorgenti di informazione online indipendenti, e non solo. Si tratta di una notizia che riporta titoli più o meno altisonanti sul tenore di “Finalmente la verità: le mascherine sono inutili!”,  citando uno studio che avrebbe analizzato ben 78 altri studi scientifici per scoprire questa presunta verità.

Non c’è stato un effetto particolarmente virale, e ne parlo come occasione per mantenere allenata la mente su quelle notizie di potenziale scalpore che vanno accuratamente verificate. Specie quando l’argomento riguarda la salute, come in questo caso.

Abbiamo sempre due vie: usare la cultura di base e le nozioni di comune esperienza; seguire la via più tecnica che presuppone un’analisi più approfondita delle fonti e delle materie trattate.

Dai tanti articoli letti prenderò come esempio quello più recente, disponibile al seguente indirizzo:
https://www.lindipendente.online/2023/02/27/covid-lanalisi-comparativa-di-78-studi-demolisce-luso-delle-mascherine
A sua volta rilanciato da una pagina facebook dedicata alla psicologia di Jung (che avrebbe ben poco senso con questa faccenda) che ne ha rimarcato lo scoop tramite una stilettata introduttiva che non mi pare neanche il caso di riportare.


ANALISI BREVE

Effettuiamo una valutazione sommaria e alla portata di tutti, per accertare la coerenza logico-argomentativa dell’articolo, senza dover fare null’altro. Occorre solo leggere trascurando enfasi, iperboli, neretti, indicativi e imperativi, ove fossero presenti, per evitare suggestioni.

Va subito premesso che l’articolo in questione è puntuale nel citare le proprie fonti. Lo riporto doverosamente perché è una cosa buona. Tuttavia poco rilevante nell’insieme, essendo prioritaria la preparazione di chi si perizia a riportare fatti e notizie, in dovere di verificarli con accuratezza e conoscenza degli argomenti, per ciò che poi si riporta dalle stesse fonti citate. Non semplicemente perché confortano le proprie eventuali convinzioni (salvo nei corsivi, o specificandolo).

Attraverso le considerazioni dell’articolista e le citazioni al principale autore dello studio - Tom Jefferson - vengono affermate le seguenti cose (nell’ordine in cui vengono scritte):

  1. [articolista] Non vi è alcuna evidenza scientifica sul fatto che indossare le mascherine – i cosiddetti dispositivi di protezione individuali delle vie respiratorie – riduca la diffusione delle malattie virali, incluso il Covid-19.

  2. [articolista] Di conseguenza, sembrerebbe che l’imposizione dei dispositivi individuali delle vie respiratorie sia stata inutile se non fallimentare.

  3. [Jefferson] Suppone che vi sia stato un ritardo nella pubblicazione del suo studio per interessi di potere e commerciali.

  4. [citazione altra fonte] indossare mascherine potrebbe comportare un grande rischio per gli individui [...] effetto Foegen [...] «reinalazione profonda di goccioline ipercondensate o virioni puri catturati nelle mascherine», che «possono peggiorare la prognosi e potrebbero essere collegate agli effetti a lungo termine dell’infezione da Covid-19».

  5. [articolista] l’obbligo di indossare la mascherina imposto dagli Stati sia stato per lo più inutile.

  6. [conclusioni articolista] Progressivamente stiamo, dunque, assistendo allo sgretolamento di tutte le misure che hanno sostenuto l’emergenza Covid, sia dal punto di vista giuridico – con diverse sentenze che hanno dichiarato incostituzionali i Dpcm restrittivi della libertà personale – sia dal punto di vista sanitario, con svariati studi che hanno messo in discussione, oltre alle mascherine, l’efficacia dei vaccini chiedendo di rivalutarne in modo più rigoroso rischi e benefici.

La prima incoerenza si nota nei primi due punti (cfr: 1, 2), osservando che dall’indicativo presente “non vi è” - che peraltro apre la narrazione - l’articolista passa poi al condizionale con un più prudente “sembrerebbe”. Se non è stile (ma sarebbe comunque fuorviante) non si comprende perché quell’apertura enfatica a voler significare che non esistono dubbi, se invece i dubbi ci sono.

Al punto 3, notiamo le citazioni  a Jefferson che ipotizza interessi occulti, senza però darne - almeno - una propria interpretazione, circa la sorgente del dubbio o l’indizio del sospetto. E’ dunque un'affermazione apodittica che non trova spazio logico per poter essere presa sul serio (vd: differenza tra dubbio e sospetto sterile), data anche l’irrilevanza della conseguenza che ogni azione porti ovviamente un vantaggio economico per qualcuno.

Il punto 4 è in contrasto con l’intero apparato argomentativo e con lo studio stesso, poiché se è vero che le mascherine trattengono e concentrino particelle virali in quantità importante (tale da aggravare chi è infetto e le indossa), allora è anche vero che la quantità espirata e immessa nell’ambiente si riduce in maniera altrettanto importante, e dunque le mascherine sarebbero efficaci. Delle due l’una.

Il punto 5 dipende dalla soluzione del primo contrasto logico (tra il punto 1 e 2). Se l’articolista intende dare valore al condizionale usato al punto 2, allora anche quest’altra parte dell’articolo è incoerente.

Il punto 6, conclusivo, è quello che fa sorgere l’esigenza dell’intera verifica che stiamo compiendo, poiché si nota l’incalzare di quegli assiomi che ho posto in grassetto. Si era partiti dalla notizia di un presunto studio che metterebbe in discussione l'efficacia delle mascherine, per poi passare in rassegna negativa l’intera gestione della pandemia: ogni risultato scientifico e provvedimento si sarebbe avviato verso un inesorabile fase censoria, secondo l’articolista.

Degno di nota il punto in cui si indica l’esistenza di sentenze d’incostituzionalità. Ma, per comune sentire (ampio risalto mediatico), dovremmo già sapere che la Corte Costituzionale  si è espressa lo scorso dicembre con tre sentenze che hanno dichiarato pienamente legittime tutte le norme che erano state “impugnate” dai tribunali giurisdizionali. Dunque siamo anche in presenza di una notizia falsa; nell’analisi più approfondita scopriremo che si tratta probabilmente di una sommaria conoscenza del diritto da parte dell’articolista.

Per concludere questa verifica sommaria dobbiamo aggiungere anche ciò che suggeriscono le nozioni di comune esperienza. In tema di mascherine, potremmo sicuramente osservare che si tratta di un dispositivo medico usato a perdita di memoria: nelle sale operatorie, negli studi dentistici, nei laboratori biologici, e via discorrendo. E’ pertanto improbabile che uno studio abbia accertato oggi - stante al carattere imperativo dell’articolo - l’inutilità definitiva delle mascherine. A poco rilevando che si tratti di virus respiratori piuttosto che altro tipo di virus, essendo la mascherina un dispositivo che ha funzioni meccaniche e non distingue il patogeno, quanto evidentemente le sue dimensioni.

Rebus sic standibus, solo attraverso la lettura e la critica suesposta possiamo affermare che l’eventuale bontà dello studio va ridotta al carattere della ricerca condotta (che non conosciamo nei dettagli, ma lo vedremo dopo), e agli eventuali limiti della stessa. Per parte sua, come abbiamo visto, l’articolo tende a rappresentare una verità esagerata, compiendo equivoci logici ed esagerazioni, svelando in definitiva una posizione assai critica e scettica dell’articolista, in parte corroborate dalle citazioni effettuate. Non sembra, pertanto, un’interpretazione equilibrata e attendibile delle vicende che ruotano attorno alla pandemia.

A tal punto occorre chiedersi se questa analisi sommaria sia già soddisfacente. Altrimenti è necessario impegnarsi in una discovery più approfondita. Io lo farò a prescindere, ma brevemente, atteso lo scopo allenante di queste riflessioni.


[Vai alla seconda parte dell'articolo]