Nel 2005, dopo aver trascorso alcuni anni a Roma, tornato a Napoli, mi accorsi che sui muri della città c’erano tanti disegni colorati su carta che mi ricordavano le opere di Haring, Cutrone e Scharf. Ne fui subito colpito, anche se ancora non sapevo nulla di Street Art.

Cominciai a raccoglierli perché mi piacevano e perché in questo modo sapevo di poterli preservare dall’usura che li avrebbe rovinati. Da quel momento con mia moglie Nataliya prendemmo l’abitudine di andare “a caccia” in giro per la città muniti di uno scaletto.

Poi, venne a casa mia Luca Borriello dell’Osservatorio Nazionale sul Writing e rimase sorpreso dalla inusuale collezione; ne parlò con una giornalista del ”il Mattino” che si innamorò della storia e inaspettatamente mi ritrovai pubblicato in un articolo tutta pagina a cinque colonne intitolato “il Cacciatore di Graffiti”.

Subito dopo iniziò una collaborazione con il writer Iabo e la successiva pubblicazione del video ‘Iabo cattura il Cacciatore di Graffiti’: ideato come performance ironica di risposta dei writers. Comunque, accumulai un bel po’ di materiale tra foto e video con cui avevo documentato le mie azioni e mi venne l’idea di pubblicare tutto con internet su varie pagine, siti, e blog. Pensai di dare un seguito a questa storia, sfruttandola per valorizzare la Street Art; portandola proprio con internet nella casa di tutti, cercando di incuriosire la gente che vedendomi su di uno scaletto in strada mentre staccavo i graffiti sicuramente rimaneva colpita; così chi non conosceva questa forma d’arte in questo modo imparava a riconoscerla. L’operazione diventava popolare. 

All’inizio mi sono beccato molte accuse da parte dei writers che all’oscuro della natura dell’ esperimento mi accusavano del furto delle loro opere. Ma quando ci fu un crescendo di attenzione verso queste mie pagine su internet, coloro i quali all’inizio erano contro di me, passarono dalla mia parte. Moltissimi erano i writers e gli street artists che dicevano : “continua così, almeno c’è una voce che ci appoggia e fa conoscere la Street Art”. Anche perché proprio in quel periodo, lo Stato contrastava questi artisti con pesanti pene per chi “imbrattava i muri”.

Da questo momento la mia performance diventò l’unica risposta che questi artisti potessero dare alle istituzioni. All’inizio ero il “ladro di graffiti”, dopo diventai il “paladino” degli street artists. Questa operazione nasceva con un dissenso iniziale e il dissenso spesso è più importante del consenso perché fa discutere: è questa la provocazione. La discussione genera il passa parola e ciò fa si che la gente parli di Street Art.

La Street Art è vera e propria arte, tutti devono conoscerla ed apprezzarla. Per quanto riguarda i pezzi della collezione: ho sempre dichiarato che sono a disposizione di qualsiasi ente in grado di assicurare e garantire la loro conservazione e custodia.

“La gente vedendo che stacco i graffiti su carta dai muri, s’incuriosisce: è questo che voglio. I graffiti vanno valorizzati, è importante che se ne parli, provocare serve a questo”.

Questo era il mio slogan, anzi… quello del Cacciatore di Graffiti.

Augusto De Luca