Delegittimare gli organi di garanzia, all’uno seguirà inevitabilmente l’altro, e consegnare l’Italia a una democrazia plebiscitaria. È il progetto di superamento della “democrazia liberale” già visto all’opera in Ungheria. Semplicemente non si può lasciare che accada in Italia".

Ce ne sono stati diversi nella storia anche recente, che hanno contrapposto un presunto popolo, tutto omogeneo, alle massime istituzioni garanti di tutti. È sempre stato l’inizio della fine delle democrazie.

È in corso una sofisticata strategia mediatica (l’unica cosa che Lega e M5S sono buoni a fare) per farci credere che cattive potenze straniere stiano cospirando per sovvertire la volontà del popolo sovrano. Sembra che o “sei d’accordo con la Merkel” o non puoi fare il ministro (Salvini ieri sera, tra l’altro, ha detto proprio così). La realtà è un tantino diversa.

Gli attacchi alla presidenza della Repubblica sono gravissimi. Salvini e Di Maio si leggano la Costituzione agli articoli 92 e 95, le regole fondamentali che anche loro devono rispettare.

Pertini disse no a Cossiga su Darida alla Difesa (1979); Scalfaro a Berlusconi su Previti alla Giustizia (1994); Ciampi a Berlusconi su Maroni alla Giustizia (2001); Napolitano a Renzi su Gratteri alla Giustizia (2014). L'articolo 92 della Costituzione sancisce il diritto del Presidente della Repubblica a chiedere al Presidente del Consiglio incaricato di sottoporgli una proposta diversa se ce n'è una che non lo convince. Bullizzare il Capo dello Stato ignorando l'articolo 92 è una prepotenza inaccettabile e incostituzionale.


Quello sopra riportato è un florilegio delle più recenti dichiarazioni di importanti dirigenti del Partito Democratico in relazione alla composizione della lista dei ministri del nuovo governo e, in particolare, al rifiuto di Mattarella di assegnare l'incarico di ministro dell'Economia all'economista Paolo Savona, a causa delle sue posizioni, considerate da Mattarella troppo radicali nei confronti dell'Unione Europea.

Innanzitutto vediamo che cosa dice l'articolo 92 della Costituzione:

"Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei Ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei Ministri.
Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri."

Pertanto, come già accaduto in passato e come sopra è stato ricordato, Mattarella può decidere di non nominare un ministro che gli è stato suggerito. Ma negli esempi sopra riportati, i rifiuti sono da attribuirsi a motivi di competenza o di conflitto d'interessi, come è facile immaginare la nomina di un avvocato penalista - con tanto di studio legale ben avviato e conosciuto - o quella di un magistrato in carriera al ministero della Giustizia possono giustamente far ritenere.

In questo caso, però, Paolo Savona è un economista, si è dimesso da incarichi privati che possano essere in conflitto con un ruolo istituzionale e... quindi? Quindi, la decisione di Sergio Mattarella di opporsi alla nomina di Paolo Savona è una decisione politica e, a dire il vero, una scelta singolare.

L'Italia è una Repubblica parlamentare e se il capo dello Stato decide di indirizzarne il ruolo politico, che invece spetta esclusivamente alle Camere e al Governo sostenuto dalla maggioranza, allora da arbitro diventa attore... nonostante la Repubblica non sia di tipo presidenziale. Quindi, quella di Mattarella è una scelta inopportuna? Parrebbe di sì. Ma devono essere i costituzionalisti ad esprimersi.

Per cercare di smussare le controversie, Paolo Savona aveva pubblicato un comunicato sul sito scenarieconomici.it, dove spiegava la sua posizione nei confronti dell'Europa dicendo di non voler uscire né dall'euro né dall'Unione, ma solo di volere "un'Europa diversa, più forte, ma più equa."

Questa la posizione di Savona: "L’azione del Governo sarà mirata a un programma di riduzione del debito pubblico non già per mezzo di interventi basati su tasse e austerità – politiche che si sono rivelate errate ad ottenere tale obiettivo – bensì per il tramite della crescita del PIL, da ottenersi con un rilancio della domanda interna dal lato degli investimenti ad alto moltiplicatore e politiche di sostegno del potere di acquisto delle famiglie, sia della domanda estera, creando condizioni favorevoli alle esportazioni."

 

In questo scenario, alle 19, il premier incaricato è andato al Quirinale a presentare la lista dei ministri al capo dello Stato. Presentatosi successivamente davanti ai giornalisti, Giuseppe Conte ha dichiarato di aver rimesso l'incarico nelle mani di Mattarella.

Nel suo discorso, Conte ha chiarito esplicitamente l'assoluta sintonia con le due forze di maggioranza, Lega e 5 Stelle. Non vi è stato alcun problema nel formare la lista dei ministri sottoposta a Mattarella. E allora perché il governo non si forma?

Lo ha spiegato il presidente della Repubblica presentandosi subito dopo in conferenza. Mattarella ha riassunto quanto accaduto finora ripercorrendo le vicende dal 4 marzo ad oggi, dichiarando di aver favorito in ogni modo la formazione di un qualsiasi governo, anche l'aver accettato un presidente del Consiglio non eletto a capo di un governo politico!

Già questa affermazione ha lasciato perplessi. Ma Mattarella è andato più in là, confermando di essersi opposto alla nomina di Savona per le sue posizioni anti euro, rivendicando il proprio ruolo di garanzia che non può subire imposizioni.

Poi, per aggiungere ancora più carne al fuoco delle polemiche, Mattarella si è messo a disquisire sulla necessità di dare ai mercati rassicurazioni sul fatto che l'Italia rimarrà in Europa e nell'euro... anche se nessuno nella maggioranza, primo tra tutti il premier incaricato Conte nel discorso di accettazione dell'incarico, aveva mai prospettato simili scenari... tutt'altro!

In pratica siamo in presenza di un intervento a gamba tesa da parte di Mattarella nei confronti del governo che doveva nascere. Mattarella ne ha impedito la nascita. Un fatto inaudito, mai accaduto... senza contare anche il modo in cui ciò è avvenuto, tanto che esponenti di alcuni partiti politici hanno già anticipato di far ricorso all'articolo 90 della Costituzione per far mettere Mattarella in stato di accusa dal Parlamento.


E adesso? Mattarella si è riservato di comunicare nuove decisioni nelle prossime ore e pare abbia già convocato Cottarelli al Quirinale.

Quello che è comunque ipotizzabile è che da domani, l'Italia, grazie alla scelta irresponsabile di Mattarella, sarà in balia dei mercati e alle prese con una situazione politica incandescente che mai si era vista negli ultimi decenni.

Non solo. Chiunque si presenti in Parlamento, sia il governo attuale che un governo ponte in attesa delle prossime elezioni non sarà in grado di fare nulla... letteralmente, con buona pace della salvaguardia e della tutela degli interessi degli italiani.

Inoltre, grazie a Mattarella, il Partito Democratico alle prossime elezioni rischierà di scomparire, mentre Lega e 5 Stelle otterranno percentuali stratosferiche... un endorsement elettorale di tali proporzioni è inimmaginabile neanche spendendo una fortuna.

Infine, spiegare ciò che Sergio Mattarella ha fatto stasera è impossibile, stando alla logica e ai fatti conosciuti, naturalmente dando per scontato che non sia improvvisamente impazzito. Pertanto, facendo ricorso alle supposizioni, è possibile che nelle ultime ore il presidente della Repubblica sia stato sottoposto a pressioni di tutti i generi, probabilmente da più parti, che ha ritenuto di non poter ignorare.

Nel frattempo Salvini ha parlato di elezioni e Di Maio ha già chiamato in piazza, a Fiumicino, attivisti ed elettori per spiegare, insieme a Conte e Di Battista, la gravità di quanto accaduto.