Esteri

Dopo il sì della Camera sarà il Senato, dalla prossima settimana, a decidere sull'impeachment nei confronti di Trump

Trump ha rilasciato ripetutamente false dichiarazioni affermando che i risultati delle elezioni presidenziali erano fraudolenti e per tale motivo non dovevano essere convalidati.

Trump poi ha arringato la folla dei manifestanti da lui convocata per il 6 gennaio a Washington incoraggiandola a recarsi al Campidoglio per fare pressioni sui membri del Congresso che in quel giorno stavano certificando l'avvenuta elezione di Biden. Una parte di quei manifestanti ha poi assaltato la sede del Congresso, provocando violenze che hanno causato la perdita di vite umane.

Per tali motivi, il presidente Trump ha seriamente messo in pericolo la sicurezza degli Stati Uniti e delle sue istituzioni, ha minacciato l'integrità del sistema democratico, ha interferito con la transizione pacifica del passaggio delle consegne presidenziali e messo in pericolo il Congresso.

Quanto sopra riassunto è l'accusa alla base dell'impeachment che la Camera dei Rappresentanti ha votato mercoledì. I democratici alla Camera sono in maggioranza e, pertanto, Trump è stato messo nuovamente in stato di accusa per la seconda volta in poco più di un anno con 292 voti a favore e 197 contrari. Ma con i dem, va detto, ha votato anche un piccolo numero di legislatori repubblicani, dieci, che fa intendere che al Senato Trump, stavolta, potrebbe non  cavarsela.

Dopo l'approvazione alla Camera, infatti, le motivazioni del nuovo impeachment saranno esaminate dalla Camera alta del Congresso degli Stati Uniti.

Tale processo, però, non si svolgerà nei prossimi giorni, ma inizierà mercoledì 20 gennaio, data in cui è programmato il giuramento e l'inizio del proprio incarico da parte di Joe Biden.

Al Senato, però, perché Trump venga condannato, è necessaria una maggioranza di due terzi, il che significa che almeno 17 dei 50 senatori repubblicani si uniscano al voto dei 50 senatori democratici, dato che il numero degli eletti in quell'Aula è diviso a metà.

Secondo quanto riferito dal New York Times martedì scorso, ci sarebbero però almeno 20 repubblicani disposti a condannare Trump, senza considerare gli incerti, di cui fa parte anche il capogruppo GOP Mitch McConnell che ha affermato di non aver preso una decisione definitiva su come votare.

Nel caso il Senato votasse a favore dell'impeachment, i senatori potrebbero successivamente votare per impedirgli di candidarsi nuovamente alle elezioni del 2024, cosa che Trump ha annunciato di voler fare.


Negli ultimi giorni, i problemi per il presidente in carica sono aumentati. Ai social che in precedenza gli hanno sospeso (alcuni temporaneamente) l'account, si è aggiunto YouTube, mentre i suoi megafoni come Parler sono stati messi al bando dalle piattaforme di distribuzione delle App per i dispositivi mobili. Il sindaco di New York, inoltre, ha annullato tutti i contratti in essere che la municipalità aveva pattuito con le aziende di Trump che, da quanto pubblicato su alcuni media, equivalevano a 17 milioni di dollari.

Nel frattempo, Trump lancia appelli alla conciliazione nel timore che a partire dal prossimo fine settimana, fino al giorno del giuramento di Biden, nuove violenze possano essere organizzate  negli Stati Uniti. Se ciò avvenisse comprometterebbe ulteriormente la sua immagine... già ampiamente compromessa!

Una fine ingloriosa per l'icona che i sovranisti di tutto il mondo avevano portato ad esempio come modello di buon governo. Il politicamente scorretto di Trump, alla fine, non ha pagato.

Autore Antonio Gui
Categoria Esteri
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