Il report sulla situazione nelle carceri italiane al 31 luglio 2024, illustrata dal ministero della Giustizia, ci informa che a fronte di una capienza di 51.207 posti, i detenuti presenti sono 61.133, precisando - con magnanimità - che i posti sono però calcolati sulla base del criterio di 9 mq per singolo detenuto + 5 mq per gli altri, lo stesso per cui in Italia viene concessa l’abitabilità alle abitazioni, più favorevole rispetto ai 6 mq + 4 stabiliti dal CPT + servizi sanitari. Altri rapporti ci dicono però che il numero relativo alla capienza massima è di 46.898.

In ogni caso, i dati diffusi dal DAP indicano soprattutto che la metà dei detenuti è in carcere per violazione del testo unico degli stupefacenti, nella maggior parte dei casi per reati di lieve entità.

Il governo Meloni, con il decreto Caivano, invece di diminuire il carcere per quei reati sostituendolo con pene alternative, ha fatto l'esatto contrario, inasprendo le pene.

Pertanto, è evidente la responsabilità politica di questo governo per l'attuale situazione nelle carceri italiane, non certo da sbandierare come esempio anche con altri governi!

Quel che è paradossale, però, è che all'inizio del suo mandato, il ministro della Giustizia Carlo Nordio - senza che nessuno lo avesse incalzato in proposito - di sua iniziativa aveva dichiarato che "la velocizzazione della giustizia passa attraverso una forte depenalizzazione e quindi una riduzione dei reati".

E che nella maggioranza anche sul problema delle carceri si abbiano idee confuse, lo dimostrano - ad esempio - le dichiarazioni dell'estremista Silvia Sardone e il decreto carceri di recente approvazione che in relazione a risolvere nell'immediato il problema del sovraffollamento non vi è alcuna norma... niente di niente!