I ministri degli Esteri di Ue, Regno Unito e Usa si sono espressi contro la decisione di Israele di creare nuovi insediamenti nei Territori Occupati
Noi – i Ministri degli Affari Esteri di Francia, Germania e Italia, il Segretario di Stato per gli affari esteri del Regno Unito e il Segretario di Stato degli Stati Uniti – esprimiamo profondo turbamento per l’annuncio del governo israeliano in merito alla decisione di voler proseguire nel progetto di realizzazione di circa 10.000 unità abitative e all’intenzione di iniziare il processo di normalizzazione di nove insediamenti [in Cisgiordania, ndr], già ritenuti illegali dalla legislazione vigente in Israele. Ci opponiamo fortemente a questi atti unilaterali che serviranno soltanto ad esacerbare le tensioni tra israeliani e palestinesi e a minare gli sforzi verso la soluzione negoziata dei due stati.Continuiamo a sostenere una pace durevole, equa e completa in Medio Oriente, che dovrà essere raggiunta tramite negoziati diretti tra le parti. Gli israeliani e i palestinesi meritano entrambi di vivere in pace, beneficiando della stessa libertà, sicurezza e prosperità. Riconfermiamo il nostro impegno a sostenere gli israeliani e i palestinesi per raggiungere la visione di uno Stato di Israele completamente integrato nel Medio Oriente, che coabiti fianco a fianco con un attuabile Stato sovrano palestinese. Continuiamo a monitorare da vicino le evoluzioni sul campo, che abbiano un impatto sulla soluzione a due Stati e sulla stabilità generale della regione.
Questo il testo della dichiarazione congiunta dei ministri degli Esteri di Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Stati Uniti a seguito dell'annuncio da parte di Israele di voler creare ulteriori insediamenti nei Territori Occupati della Cisgiordania.
Israele vuole rafforzare la presenza in Cisgiordania in risposta alla serie di attacchi terroristici a Gerusalemme, in base a quanto deciso all'unanimità domenica scorsa in una riunione del gabinetto di Governo.
I piani per rafforzare ulteriormente la presenza di Israele in Cisgiordania sono stati criticati dal commissario agli Esteri dell'Unione Europea, dal segretario generale delle Nazioni Unite, da Norvegia, Turchia, Giordania ed Egitto. L'Arabia Saudita, con la quale Netanyahu desidera normalizzare le relazioni, ha definito il piano israeliano "un atto palesemente illegale".
Al contrario, assenti dall'elenco di coloro che condannano lo Stato ebraico sono i Paesi firmatari degli Accordi di Abramo: Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Marocco. Da quando hanno firmato gli accordi di normalizzazione con Israele nel 2020, i tre Paesi hanno in gran parte concentrato le loro critiche a Israele su questioni relative a Gerusalemme, non alla Cisgiordania.
Il primo ministro dell'Autorità palestinese Mohammed Shtayyeh ha definito la decisione israeliana "una ricetta per l'escalation, le cui pericolose conseguenze per la regione e il mondo non possono essere evitate, poiché minacciano l'esistenza stessa dei palestinesi".
Il ministro della Sicurezza nazionale, l'estremista di destra Itamar Ben Gvir, ha risposto in modo sprezzante alla dichiarazione congiunta, dicendo "agli americani e agli europei di smetterla di preoccuparsi. ... Questa è la nostra missione... Nove [avamposti] sono una buona cosa, ma non bastano. Ne vogliamo molti di più".
Quanto sopra riportato è un perfetto esempio di ciò che da anni sta accadendo in Medio Oriente. Israele continua indisturbata a portare avanti la sua politica di apartheid ed espropri. La comunità internazionale, a partire dalle democrazie occidentali, non fa assolutamente NULLA per impedirlo e, giustamente dal suo punto di vista, lo Stato ebraico continua a fare indisturbato quel che crede... non dovendo pagare il minimo dazio per i REATI che commette in base al diritto internazionale.
E chiunque si azzardi a far notare quella che è la realtà dei fatti, allora diventa un antisemita, un nemico degli ebrei, ecc., ecc.
A conferma della deriva in atto in Israele, il ministro Ben Gvir, in base a quanto riportano i media locali, si è confrontato duramente con il premier Netanyahu che gli raccomandava prudenza, annunciandogli che avrebbe comunque portato avanti in maniera ancor più aggressiva la politica in atto di demolizione delle abitazioni dei palestinesi (costruite a Gerusalemme est e in Cisgiordania senza i necessari permessi rilasciati da Israele, che - come chiunque sa - Israele non rilascia ai palestinesi) come parte degli sforzi dello Stato ebraico per combattere il terrorismo, anche se non ci sono prove di collegamenti tra i proprietari delle case rase al suolo nelle ultime settimane e reati contro la sicurezza.
Tra il 2016 e il 2020, il 99,1% delle richieste di permessi di costruzione da parte dei palestinesi sono state respinte, secondo gli ultimi dati forniti dall'Amministrazione Civile dell'IDF. Nel 2021, 177 abitazioni a Gerusalemme est sono state demolite per mancanza di permessi.