Le vittime di Khojaly ricordate nella Chiesa Parrocchiale di Santa Maria della Mercede in Roma
Il 26 febbraio l’Azerbaigian ha ricordato una delle pagine più dolorose della sua storia: il genocidio di Khojaly, avvenuto nella notte tra il 25 e il 26 febbraio del 1992.
A distanza di 32 anni dai tragici eventi, l’Ambasciata della Repubblica dell’Azerbaigian presso la Santa Sede, e l’Ambasciata della Repubblica dell’Azerbaigian in Italia, con un atto di grande diplomazia e tolleranza religiosa, tenuto conto che il paese caucasico è prevalentemente di religione musulmana, hanno ricordato le vittime azerbaigiane nella Chiesa Parrocchiale di Santa Maria della Mercede in Roma.
Il momento di riflessione ha previsto innanzi tutto una Santa Messa con la commemorazione eucaristica in suffragio del le vittime del massacro.
A seguire l’Ambasciatore presso la Santa Sede, S.E. Ilgar Mukhtarov, e l’Ambasciatore in Italia, S.E. Rashad Aslanov, hanno ringraziato i partecipanti e ricordato gli eventi del 1992.
L’Ambasciatore Mukhtarov ha sottolienato come i fatti di Khojaly rappresentino una delle tragedie più sanguinose del 20° secolo: 613 civili innocenti uccisi in una sola notte, tra cui 63 bambini, 1275 ostaggi, 150 dispersi. S.E. Mukhtarov ha inoltre ricordato l’importante contributo che la campagna “Justice for Khojaly”, lanciata per iniziativa della fondazione Heydar Aliyev, offre a livello internazionale per sensibilizzare su quanto avvenuto. Molti paesi nel mondo, ha sottolineato, hanno già riconosciuto come genocidio i fatti di Khojaly. Importante non dimenticare che a causa dell’occupazione del 20% del territorio dell’Azerbaigian da parte dell’Armenia, più di un milione di azerbaigiani sono divenuti rifugiati e profughi interni e 4.000 azerbaigiani sono ancora oggi dispersi.
L’Ambasciatore Aslanov è poi intervenuto ringraziando i partecipanti e ricordando anche egli quanto Khojaly rappresenti un momento drammatico della storia dell’Azerbaigian. Il paese ha oggi riconquistato la sua integrità territoriale, Khojaly è finalmente libera, e anche attraverso il riconoscimento dei crimini e la giustizia, il popolo azerbaigiano è pronto ad una reale riconciliazione. In questo contesto, è importante il sostegno della comunità internazionale per porre fine all’impunità dei criminali e per prevenire che gli stessi ripetano ancora simili azioni. E’ necessario che le vittime del genocidio di Khojaly ottengano giustizia, per contribuire alla pace. L’Ambasciatore infine ha espresso la sua fiducia che la giustizia per Khojaly prevarrà.
Le parole hanno poi lasciato spazio ad un toccante concerto dell’Orchestra dell’Accademia Sannita, formata da giovani strumentisti già distintisi nella loro carriera per meriti artistici e membri di prestigiose orchestre italiane, e che conta violini, violoncello, viola e contrabbasso.
Il programma, in omaggio alle vittime di Khojaly, ha previsto brani azerbaigiani, come l’Adagio di Gara Garayev, e altri di musica classica internazionale, da Bach a Verdi, da Vivaldi a Mozart.La serata è stata ricca di emozioni ed ha riportato l’attenzione su un evento che non può essere dimenticato e che ha coinvolto, anche per l’intensità dei brani e la maestria dei musicisti, il pubblico presente, composto da rappresentanti del mondo religioso, diplomatico, accademico e dei media.