Quello che si presumeva che Matteo Renzi avrebbe detto nella puntata di mercoledì di Porta a Porta, Renzi lo ha detto:

se entro Pasqua, che quest'anno cade il 12 aprile 2020, la maggioranza non ritirerà la riforma della giustizia proposta da Bonafede, Italia Viva presenterà una mozione di sfiducia nei suoi confronti.

Nella sua lucida "follia" Renzi ha poi precisato che non crede che in caso di sfiducia di Bonafede il governo potrà cadere, precisando di sperare che possa prevalere il buon senso. E a sprezzo del ridicolo, ma con perfetto senso del comico, ha poi aggiunto: "Non possono, però, farci un ricatto: cioè dire che se non la pensiamo come loro ce ne dobbiamo andare. Se vogliono che ce ne andiamo, va bene. Ma ce lo devono dire".

Roba da far sgranare gli occhi persino ad un morto, tanto è l'assurdità di una simile affermazione.

Ma per uno come Renzi una bestemmia dal punto di vista delle realtà e della logica come quella pronunciata in precedenza è poca cosa e allora ne ha subito detta un'altra, affermando che 

"Tutti noi dovremmo darci una regolata. E per primo io. Non credo che una persona da sola possa decidere tutto. Ma non credo neppure che in questa fase politica si vada avanti con questi equilibri. E' maturo il tempo di dire che così non si va avanti".

Riassumendo. Con il suo misero 4% nel Paese ed una quarantina di parlamentari "rubati" agli altri gruppi, Renzi vuole decidere la linea del governo, le riforme che deve fare, come devono esser fatte e gli altri lo devono assecondare e se non lo fanno sarebbero LORO a volere la crisi.

La domanda sorge spontanea: ma Renzi si crede così furbo da ritenere che tutti gli italiani siano dei cretini?  

Probabilmente sì, perché si è servito di tutto ciò per introdurre l'ennesima riforma elettorale con l'elezione diretta del premier (senza nemmeno preoccuparsi delle prerogative del capo dello Stato):

"Io faccio un appello a tutte le forze politiche a Zingaretti, DI Maio, Crimi, Conte, Salvini, Meloni e Berlusconi. A tutti. Siccome così non si va avanti portiamo l'unico modello istituzionale che funziona, quello dei sindaci, a livello nazionale. Per me la soluzione è elezione diretta del presidente del consiglio. La propongo con molta umiltà.Quand'anche si rompesse la maggioranza di governo, per la fase che stiamo vivendo col referendum e la ridefinizione dei collegi, non si può votare fino all'autunno. E siccome non si è mai votato in autunno, è presumibile pensare che fino al 2021 non si vota. Siccome non si può andare a votare per questo motivo tecnico, è il momento di guardarsi negli occhi e pensare prima agli italiani. Per me e il mio partito c'è tutto l'interesse a non fare una riforma del genere. A noi basterebbe il proporzionale col 5 per cento. Ma è evidente che l'Italia è ferma nella melma delle sabbie mobili. Io lancerò una raccolta di firme accanto al lavoro preparatorio che lanceremo perché si arrivi al via libera alla proposta del sindaco d'Italia in modo che chi è d'accordo con noi lo possa dire."

Che Renzi voglia uscire dal governo che lui ha imposto al Pd e al Paese è più che certo. Adesso sta arando il campo e gettando i semi per capire come e quando in base anche al risultato del referendum del 29 marzo.

Se la riduzione del numero dei parlamentari dovesse essere respinta, allora per lui sarebbe critico far cadere il governo perché Mattarella quasi certamente manderebbe gli italiani di nuovo a votare e in quel caso non si sa come Renzi possa sperare di garantire una poltrona a tutti quelli che lo hanno seguito.

Se il referendum invece dovesse passare (non sarebbe possibile andare al voto prima di aver ridisegnato i collegi), allora per Renzi si aprirebbe un'autostrada per far cadere il Governo e mettere in atto le sue trame che, qualunque siano, di sicuro non avranno certo al centro gli interessi degli italiani. 


Dal Partito Democratico a Renzi rispondono in questo modo...


Dai 5 Stelle invece, c'è stata minore cautela. Questa la dichiarazione del "capo politico" Vito Crimi:"Stasera abbiamo assistito all'ennesima pagliacciata in tv da parte di chi ha paura e cerca costantemente la fuga. In ogni squadra la lealtà e l'affidabilità contano più di ogni altra cosa. Si deve sapere su chi si può contare: chi cambia idea a giorni alterni o cerca sistematicamente la provocazione, è inaffidabile. Non è possibile accettare ricatti e minacce di sfiducia ad un nostro ministro da chi dice di stare in maggioranza. Non è possibile prendere in giro gli italiani. Se qualcuno vuole uscire da questo governo ha il dovere di dirlo senza nascondersi dietro la minaccia di una sfiducia individuale a un ministro. Chiarisca se si ritiene parte di una maggioranza o se invece sta con Berlusconi, Salvini e Meloni, visto che continua a votare con le opposizioni. Non è di teatrini che il Paese ha bisogno. Distrazioni, litigi e sparate non ci interessano. Ogni giorno siamo impegnati a rispondere alle reali esigenze degli italiani. Ogni giorno siamo al lavoro per abbassare ancora di più le tasse, per aumentare i salari, per una giustizia più rapida ed efficace, per un ambiente più sano, per garantire la più ampia sicurezza ai cittadini, e molto, molto altro. L'Agenda 2023 del Governo è un progetto condiviso di azioni concrete per il Paese, che dà continuità ai buoni risultati che abbiamo raggiunto fino ad oggi. Fatti, non parole: è di questo che ha bisogno l'Italia."