Siamo i migliori, abbiamo fatto quello che altri Paesi non sono riusciti a fare contro il virus cinese, ecc. 

Chi è che giornalmente ripete questo mantra? Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Ma di fronte ad un aumento così elevato del numero dei contagiati, una qualche giustificazione va trovata. E, come hanno fatto anche i leader di altri paesi che si sono rifiutati di prendere atto della gravità della pandemia, anche Trump ha dato la colpa all'aumento del numero di test. Ma è proprio così?

Il New York Times ha dimostrato il contrario. Infatti, mentre la media dei test condotti a livello nazionale è cresciuta dell'80% dall'inizio di giugno, raggiungendo i 780mila al giorno, il numero di nuovi contagi da coronavirus ogni 24 ore, nello stesso periodo, è cresciuto del 215%.

All'inizio di giugno sono stati segnalati circa 21.000 casi al giorno, con un tasso di positività sul totale dei test del 4,8%. Aumentando il numero di test, in base alla teoria di Trump, la percentuale delle persone positive al Sars-CoV-2 sarebbe dovuta diminuire. Se anche fosse rimasta al 4,8%, il numero di nuovi positivi sarebbe stato intorno ai 38.000. Invece, il tasso di positività è palesemente aumentato, tanto che ogni giorno vengono segnalati tra i 60mila e i 70mila nuovi casi.

In Florida, ogni 24 ore, si registrano 11mila nuovi contagiati, mentre, in base alla teoria di Trump, non avrebbero dovuto superare i 2.400. Stessa "anomalia" si registra in California e Texas. Inoltre, le discrepanze riguardano anche gli Stati dove la diffusione del contagio è minore, come Idaho e Nevada, con un numero di nuovi casi è, rispettivamente, di cinque e di sei volte superiore rispetto alla media che avremmo dovuto attenderci, sempre secondo Trump, in base al numero di test effettuati.

Il 22 luglio il numero di nuovi contagiati da coronavirus in Usa nelle ultime 24 ore è stato di 69.707, mentre i nuovi decessi sono stati 1.134, rispettivamente il 27% e il 41% in più rispetto a 14 giorni fa.