In  base ai dati della Fondazione Gimbe della scorsa settimana, più o meno, il numero di italiani che non avevano ricevuto neppure una dose di vaccino nella nella fascia di età compresa tra 20 e 69 anni era di poco superiore ai 6 milioni di persone.

Dato che alla fine del 2020 su 59,6 milioni di italiani quelli al lavoro erano 22,2 milioni, pari al 38% della popolazione, non è un assurdo riproporre tale percentuale sui non vaccinati per avere un'idea di quanti siano gli italiani che lavoro e che non possono avere il Green pass tramite la vaccinazione e, pertanto, possono ottenerlo - temporaneamente - solo tramite un tampone, da effettuare ogni 48 ore.

Pertanto, qual è il loro numero? Leggermente inferiore ai 2,3 milioni di persone.

Perché questa introduzione? Per avere un'idea dei lavoratori italiani che, per un motivo o per l'altro, finora non hanno voluto vaccinarsi e che, dal 15 ottobre, rischiano di dover rimanere a casa senza stipendio, almeno fino al 31 dicembre, oppure potranno lavorare ma solo facendosi tre tamponi a settimana, pagandoli di tasca propria.

Questo è il problema "filosofico e pratico" che in questi giorni viene dibattuto in Italia: se sia giusto o meno che costoro debbano pagarsi il tampone per andare a lavorare o se questo dovrebbe esser pagato dallo Stato. 

Secondo quanto ha dichiarato in un post Beppe Grillo, il costo del tampone per 3-3,5 milioni di lavoratori (ma il suo calcolo non sembra corretto, visto che considera 1 milione di persone in più rispetto a quelle che in realtà non hanno il Green pass) si aggirerebbe intorno al miliardo di euro per arrivare a fine anno.

Questa la cifra - in realtà sicuramente inferiore - che lo Stato dovrebbe pagare per supportare delle persone che non vogliono vaccinarsi. Ma se lo Stato lo facesse, sarebbe due volte in contraddizione.

La prima, perché il Green pass è una leva per costringere quante più persone possibili a vaccinarsi senza introdurre l'obbligo vaccinale, che di per sé - al di là delle problematiche costituzionali - avrebbe prima di tutto delle problematiche pratiche che rendono l'ipotesi impossibile. Quindi, dopo aver introdotto il Green pass come leva adesso il Governo dovrebbe disconoscere quanto fatto in precedenza fornendo i tamponi gratis ai lavoratori? È illogico.

La seconda contraddizione è rappresentata dal fatto che lo Stato paga i vaccini agli italiani che, pertanto, hanno la possibilità di prevenire il contagio grave, evitando così anche le spese di ospedalizzazione relative ai casi che hanno necessità di ricovero in terapia intensiva. Senza poi mettere in campo gli italiani che si sono vaccinati e che dovrebbero contribuire con le loro tasse a fornire il tampone gratis a coloro che non si vogliono vaccinare. In base ad alcuni sondaggi, costoro hanno già espresso la propria contrarietà in tal senso.

Pertanto, dal punto di vista delle istituzioni, una marcia indietro sul Green pass e sui tamponi gratuiti per i lavoratori sembra al momento impensabile.

Quindi, sarà interessante vedere nei prossimi giorni quali saranno le conseguenze del Green pass obbligatorio per accedere al lavoro e quali saranno le inevitabili problematiche che verranno alla luce senza esser state previste dal Governo. Una di queste è rappresentata dagli stagionali - per lo più stranieri - che si occupano della raccolta di frutta e ortaggi di stagione... difficile credere che siano vaccinati. 

Sarà una bella sfida per Draghi e la sua maggioranza.